Dal Diario di don Franco: Città del Messico, 17 ottobre 2017

Città del Messico, 17 ottobre 2017  Ore 4.30
 
Questa notte ho riposato regolarmente, anche se andando a letto presto (a un certo punto tutti siamo cascati dal sonno, perché non ancora abituati alla differenza di orario!) sono già sveglio molto prima dell’alba. C’è così più tempo per la preghiera e per riordinare le idee. La giornata di ieri è stata abbastanza tranquilla, permettendoci di entrare in un ritmo tanto diverso dal nostro. Non è infatti solo il fuso orario che cambia, ma abitudini e stili di vita, nell’alimentazione come nelle altre occupazioni quotidiane. 
 
Il contatto con un’altra civiltà, pur se limitato a pochi giorni, è sempre impegnativo, perché mette in discussione quanto a noi appare invece ordinario ed essenziale. La presenza delle suore si è mostrata fondamentale anche da questo punto di vista. Hanno aiutato non solo me, già in certa misura preparato per le esperienze precedenti, ma anche gli altri due membri del nostro piccolo gruppo: la signora Imma, responsabile dell’Opera Diocesana Pellegrinaggi, e la signora Michela, un’amica del monastero che resterà con le suore fino al loro ritorno in Italia a inizio novembre. Suor Mercedes e Suor Domenica hanno lasciato da diversi anni il loro paese e si sono oramai ben adattate alle nostre usanze, ma vederle qui “a casa loro” ci ha messi subito nelle condizioni migliori per vivere intensamente questi giorni. L’attenzione per il cibo, che nei piatti tipici crea qualche difficoltà non solo per i gusti diversi ma a causa delle tante spezie di cui si fa uso continuo, è stata preziosa per ognuno di noi e in certi momenti indispensabile. Ci hanno facilitato anche le relazioni con le persone che abbiamo incontrato, dalla famiglia che è venuta a prenderci in aeroporto alla signorina Clarita che condivide da anni pur essendo avvocato la vita delle suore nel monastero dove ci recheremo domani e che ci accompagna lungo tutto il viaggio come un fedele angelo custode. 
 
La stessa visita al centro storico di questa grande metropoli, situata a più di duemila metri di altezza e abitata da circa nove milioni di persone, con la presenza delle nostre suore ci è sembrata un po’ più semplice. Al mattino siamo stati in cattedrale, cuore religioso del paese e centro spirituale della comunità cattolica che qui è ancora numerosissima, come in tutta l’America Latina. Un giro a piedi per le vie centrali ci ha permesso di imbatterci nella vita della gente, tra la confusione del traffico e di tanta gente che camminava a piedi. Spiccavano le caratteristiche dei tanti personaggi incontrati lungo la strada, molti dei quali impegnati a vendere i loro prodotti o a cercare di sbarcare il lunario con l’offerta di qualche attività occasionale. Mi sono fermato a guardare due bimbi molto piccoli che giocavano per strada insieme, accanto alla mamma seduta su un muretto vicino a tanti altri ambulanti tutti in abiti tradizionali e impegnati come lei a vendere oggetti tipici del posto. Una scena bella e preoccupante allo stesso tempo: il maschietto, poco più grande della sorellina, si dava da fare a inventare qualsiasi gioco che potesse divertirlo ed era subito imitato dalla bimba più piccola. Chi si prenderà cura di questi bambini e perché non sono all’asilo con gli altri bimbi come loro? Cosa potrà offrire la strada al loro futuro? Non li vedrò più e presto dimenticherò i loro volti, ma in questo viaggio li porto con me nel cuore e nella preghiera. Attraverso di loro infatti mi sono venuti davanti tutti i bambini di strada che in questo paese come in ogni angolo del mondo non ricevono la giusta e doverosa cura per la loro crescita umana, morale e spirituale. Ieri sera siamo usciti di nuovo per fare un giro in auto e io pensavo ancora a loro. E quando ci siamo fermati ad ascoltare un gruppo musicale che ci ha fatto sentire le canzoni tradizionali mi sono di nuovo tornati in mente. Ho chiuso così la mia “prima giornata messicana”, pregando il Signore per tutti i bambini, i ragazzi e i giovani messicani: a nessuno di loro sia negata la possibilità di crescere nella vera gioia e nella consapevolezza della propria dignità. E ciò che chiederò questa mattina alla Madonna di Guadalupe, dove ci recheremo più tardi per la celebrazione dell’Eucaristia, che avrà un senso più concreto e forte grazie ai miei due “piccoli amici” messicani che ieri mi hanno dato il benvenuto!