Dal diario di don Franco: Lourdes, 10 ottobre 2016

Lourdes, 10 ottobre 2016 Ore 17.30
 
Il pellegrinaggio di quest’anno è “straordinario”! 
Il Giubileo “straordinario” della Misericordia infatti lo caratterizza in modo forte. 
E noi abbiamo vissuto questo pomeriggio la prima tappa giubilare, quella più significativa nel suo evidente simbolismo: il passaggio della Porta Santa. 
 
Da alcuni anni stiamo evidenziando l’importanza dei saluti all’inizio della permanenza a Lourdes: veniamo da comunità diverse (le varie parrocchie della diocesi) e anche con mezzi di trasporto diversi (autobus, treno, aereo). Per vivere bene questi giorni di grazia che il Padre ci offre occorre che ci guardiamo tutti negli occhi, ci accogliamo con gioia, ci riconosciamo membra di un unico corpo: appunto, ci salutiamo nel Signore da veri figli suoi. Dopo aver evidenziato un anno le Parrocchie di provenienza e un altro le Unità Pastorali, quest’anno abbiamo scelto di presentarci secondo le quattro Zone Pastorali, contraddistinte da colori diversi. Un momento bello nella sua semplicità, che ci ha preparato a quello più importante. 
 
In silenzio infatti ci siamo recati sulla spianata davanti ai santuari fino all’ingresso principale, dove una stilizzata struttura in legno rappresenta la Porta giubilare a cielo aperto. L’ascolto del Vangelo di Luca (Gesù nella sinagoga di Nazaret proclama e inaugura l’anno di misericordia del Signore) ci ha introdotti nel gesto del passaggio della Porta, attraverso un segno di croce ampio e calmo (come Bernadette alla Grotta, fin dalla prima apparizione) e l’aspersione con l’acqua in memoria del Battesimo. Il silenzio si è poi intensificato, nonostante i tanti gruppi che ci attorniavano. Così ci siamo incamminati verso la Grotta per offrire tutti insieme un grande cero, che io ho acceso a nome di tutti coloro che si sono affidati alle nostre preghiere e a nome dell’intera Chiesa diocesana. 
 
Poi il passaggio con gli ammalati sotto la Grotta, tanto atteso mai scontato, nel silenzio totale della mente e del cuore. Eravamo tutti attraversati da un unico desiderio: essere raggiunti almeno da un raggio di quella bellezza luminosa con cui la Vergine qui si è mostrata a una ragazza povera e ignorante. Una bellezza che suscita nostalgia, riaccende la speranza, spinge a sognare. È la bellezza che deve risplendere sul volto della Chiesa ovunque nel mondo, anche nella nostra comunità diocesana. Mi sono così ritrovato a pregare da solo, pur in mezzo a tanta a gente, e ho chiesto con fiducia allo Spirito di avvolgere anche la nostra Diocesi con il manto di quella santità che potrà salvare il mondo: la bellezza di Dio riflessa nella comunità, perché diventi un’unica famiglia nell’autenticità di rapporti gratuiti e profondi, basati sulla giustizia e sull’amore fraterno!