Dal Diario di don Franco Lourdes, 13 ottobre 2015

Lourdes, 13 ottobre 2015   Ore 19.30

Giornata bella e intensa, iniziata con la festa delle famiglie: nella celebrazione eucaristica alla Basilica del Rosario abbiamo ringraziato il Signore per il dono dell’amore che unisce le nostre famiglie, pregando in particolare per le coppie presenti al nostro pellegrinaggio e che quest’anno festeggiano il venticinquesimo o il cinquantesimo anniversario di matrimonio. C’era anche una famiglia che ha presentato per la Prima Comunione il proprio bimbo con seri problemi di autismo: l’ho affidato alla benevolenza di tutta l’assemblea, perché quasi lo adottasse e gli facesse sentire l’affetto e la tenerezza dell’intera comunità. Sono con noi anche altri bimbi, qualcuno con patologie piuttosto gravi: ho accolto, durante le ore di svago offerte ai malati dai volontari alla Cité Saint Pierre, il pianto di una mamma venuta a Lourdes in un momento particolarmente difficile per la sua bimba. Quante sofferenze, nascoste o palesi, nella nostre famiglie! Riconoscere in ciascuna di esse la presenza fedele del Signore è motivo di grande speranza: anche nelle realtà più dolorose, persino nei fallimenti, può manifestarsi l’amore infinito del Padre, pronto a perdonare, a sanare, a indicarci la strada e a percorrerla con noi.

Altro momento significativo è stato quello pomeridiano della Via Crucis con i pellegrini. Il piccolo sacrificio della collina da salire, il raccoglimento durante il tragitto con le soste davanti alle raffigurazioni delle stazioni, la partecipazione attenta e sentita da parte di tutti i presenti: abbiamo ricevuto proprio un bel dono dall’alto, non solo per la pioggia che si è fermata facendo spazio addirittura ai raggi del sole tanto atteso, ma soprattutto perché ci siamo riconosciuti tutti discepoli di Gesù non sempre capaci di seguirlo sulla via dolorosa della rinuncia a sé per la felicità degli altri. La misericordia di Dio si è rivelata sulla croce di Cristo. Il suo ‘no’ al male e al peccato è diventato ‘sì’ all’uomo, a ogni uomo, anche nel rifiuto e nell’abbandono. La “gioia della missione” nasce nella morte del Crocifisso, che non è mai morte di Dio: ci ama per sempre, persino quando lo deponiamo nella tomba e lo ignoriamo totalmente. È l’inizio di una nuova storia, dove la risurrezione segna l’ingresso della luminosissima vita divina nella oscura vicenda umana.

La preghiera del Rosario alla Grotta ci ha messi, infine, ai piedi di Maria, acclamata come Madre e accolta come Sorella nella cammino verso il Cielo. Noi e i numerosissimi che seguono da casa questo appuntamento, ormai così familiare non solo per gli anziani, abbiamo alzato lo sguardo per contemplare la bellezza di questa Madre che Dio ci ha donato e poterci così rispecchiare in Lei. Nel silenzio dell’anima ritornano le parole con cui anche Bernardetta le si rivolgeva: “Ave Maria… Santa Maria”. E il cuore, pronto di nuovo ad amare, ritrova la pace!