Dal Diario di don Franco: Monastero San Giovanni Battista Coscomatepec, 20 ottobre 2017

Monastero San Giovanni Battista Coscomatepec, 20 ottobre 2017 Ore 5.30
 
Ieri abbiamo vissuto la giornata centrale del nostro viaggio: la comunità ha festeggiato suor Mercedes, monaca adoratrice che ha scelto di incardinarsi già da un anno a Castellammare, per il venticinquesimo anniversario della sua consacrazione. Ma quanta diversità nel modo di fare festa!
 
La festa è iniziata al mattino presto, quando la suora ancora dormiva e le consorelle più giovani le hanno organizzato una vera e propria serenata, con tanto di strumenti musicali e di canti vocazionali. Uscita dalla camera, che aveva trovato adornata a festa fin dal nostro arrivo, si è molto meravigliata di trovare anche me, ma superato il comprensibile imbarazzo abbiamo continuato a cantare insieme. È stato un momento intenso: quei canti mi hanno rimandato agli inizi della mia vocazione e ho ringraziato il Signore per il dono della sua chiamata che stavo condividendo con sorelle che fino a qualche giorno fa ignoravo del tutto. 
 
Dopo un po’ ci siamo radunati per la processione, che ogni mattina segna l’inizio della giornata comune quando le monache portano il Santissimo Sacramento dalla cappellina, dove è assicurata l’adorazione notturna continua, fino alla chiesa. La processione è stata preceduta da un breve ma intenso momento di preghiera, con l’ascolto del Vangelo di Giovanni (la chiamata dei primi discepoli) e il commento di una consorella che ci ha introdotti nel senso vero di questa festa: ringraziare il Signore per il dono ricevuto, per la risposta fedele, per la comunione fraterna cresciuta nel tempo. Oltre alle due suore che sono in Italia ce n’erano altre dal Cile e dagli Stati Uniti, venute per l’Assemblea della federazione che si svolgerà la settimana prossima e che raduna ben oltre 70 monasteri e diverse fondazioni in vari paesi del continente americano. Mentre ci recavamo in chiesa guardavo con intimo stupore suor Mercedes, alla quale la madre superiora aveva consegnato la grande Ostia per l’adorazione e che procedeva con dignitosa solennità insieme al piccolo corteo di vergini consacrate. Il canto, l’incenso e i profumi, in una chiesa preparata a festa, mi hanno fatto gustare la gioia che tutti ci unisce nell’appartenenza a Cristo. Ho aiutato poi la festeggiata a rivestire la mensa e l’ambone con le tovaglie da lei stessa ricamate: gesto ordinario, ma fatto con una delicatezza tale che conserverò con me a lungo. Quanto è importante lasciarsi toccare dentro dalla tenerezza, che solo una donna può comunicare in modo così profondo: è un segno forte di quella tenerezza di Dio che rende la nostra vita più bella e degna di essere tutta spesa a servizio dei fratelli!
 
A metà giornata poi c’è stata la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo diocesano, amico del monastero da lunghi anni, e concelebrata da tanti sacerdoti che suor Mercedes aveva invitato per starle vicino essendo stati per un motivo o per l’altro tutti significativi nel suo cammino spirituale. Ho potuto dialogare con alcuni di essi, in attesa che arrivasse il vescovo, conoscendo così qualcosa della loro vita sacerdotale e del loro ministero. La fraternità e l’amore per il popolo mi sono sembrate caratteristiche comuni e ben radicate nel cuore sia dei giovani che dei più anziani, tra cui quello che viene riconosciuto dalla monache come il loro “fondatore” tanto le ha aiutate nei primi passi per la diffusione di questa forma di vita contemplativa e missionaria in terra messicana. 
 
A Messa c’erano i familiari di suor Mercedes, insieme a tanti altri amici e benefattori: una vera famiglia, radunata nel nome del Signore e unita da vincoli di fede e di amicizia. La festa si è conclusa con il pranzo offerto nel chiostro del monastero, allietato da musiche e canti tradizionali. Come era bello vedere le monache sedute ai vari tavoli insieme agli altri invitati: nessuna separazione o distanza, ma la gioia di condividere la mensa (per la quale io continuo a fare fatica, a causa delle tante spezie qui utilizzate dappertutto!) e di testimoniare la libertà che viene dal Vangelo. Solo chi stabilisce rapporti veri con ogni persona può dire di avere incontrato Cristo e di avergli donato totalmente se stesso. Con questi sentimenti ho ringraziato il Signore a fine giornata, dopo aver superato un momento di stanchezza che ogni pomeriggio avverto puntualmente a causa del fuso orario differente. I fuochi di artificio, con l’effetto di una cascata che ha illuminato a giorno l’atrio esterno del monastero, hanno concluso la giornata. Intanto il lavoro all’interno, per rimettere tutto a posto e riprendere il ritmo ordinario, non finisce. Ma la gioia sul volto delle monache non scompare neppure per un istante. Che bel modo di vivere la clausura, con lo sguardo rivolto sempre allo Sposo e dunque mai distolto dalla comunità che lo attende nella speranza!