Dal Diario di don Franco: Monastero San Giovanni Battista Coscomatepec, 21 ottobre 2017

Monastero San Giovanni Battista Coscomatepec, 21 ottobre 2017 Ore 5.30
 
Ogni mattina sto partecipando alla preghiera corale. Le monache arrivano in cappella in processione, portando il Santissimo che durante la notte rimane esposto per l’adorazione notturna nella piccola cappellina al piano superiore. In questi giorni di festa l’orario è slittato di circa un’ora, dalle sei alle sette, a causa degli imprevisti serali. Proprio ieri infatti siamo tornati con ritardo dalla visita alla città di Orizaba, un centro veramente bello e accogliente, trasformato nel giro di una decina d’anni in una delle cinque città più vivibili del Messico. Lì abbiamo conosciuto un’anziana ma dinamica benefattrice del monastero, di origine bergamasca: venuta in Messico con il marito per motivi di lavoro circa cinquant’anni fa vi è rimasta con i figli, oggi oramai sposati, e i nipoti, pur conservando un legame stretto con la sua terra d’origine, dove torna volentieri ogni anno per alcuni mesi. Ospitale e generosa, ci ha fatti sentire subito in famiglia e ci ha anche aiutati a capire un po’ meglio l’ambiente in cui ci troviamo, con le sue enormi risorse e le inaccettabili contraddizioni. La corruzione, purtroppo, sembra avere sempre più la meglio su scelte politiche necessarie e urgenti per il futuro del paese, soprattutto nel campo dell’educazione della gioventù. Solo le scuole private, infatti, garantiscono una formazione adeguata, ma evidentemente sono riservate alla classe più ricca, mentre la maggior parte delle famiglie vive in uno stato di grande povertà. 
 
Una bella sorpresa è stato il pranzo, da lei prenotato in un ristorante italiano: la proprietaria, una signora bulgara, è vedova di un uomo di Castellammare. Ha voluto con insistenza che fossimo suoi ospiti e ha condiviso con noi il pasto raccontandoci un po’ della sua vita e delle mancanza di educazione religiosa, a causa del comunismo imperante anche in Bulgaria durante la sua infanzia e giovinezza. La conversazione è stata piacevole, come del resto la cucina italiana. Quando ci siamo salutati mi ha chiesto se poteva essere benedetta: le sue lacrime mi hanno fatto cogliere qualcosa di più profondo e sofferto che portava nel cuore. Quanta sofferenza si nasconde nell’animo di tante persone, ricche o povere che siano!
 
Un leggero malore, che ha colpito una del gruppo forse a causa del cibo di questi giorni, ci ha un po’ preoccupati ed è stato la causa del nostro ritardo. Ma le suore, che ci aspettavano al monastero con altri ospiti venuti ancora per far festa a suor Mercedes, non si sono affatto scomposte. Era in programma uno spettacolo folcloristico, slittato di un paio d’ore e presentato da un gruppo di giovani dei dintorni molto bravi. Attraverso le danze molto belle e i costumi assai variegati ci hanno fatto fare un giro ideale per le varie zone del paese, aiutandoci ad apprezzare cultura e tradizioni locali. Era ormai notte quando a tutti è stato offerto un piatto tipico (io ho gustato invece una tazza di tè, che sostituisce puntualmente ciò che il mio stomaco non riesce affatto ad accettare!). Non mi sentivo stanco, nonostante la giornata un po’ faticosa a causa del viaggio e del sole che a questa altezza, siamo sempre oltre i mille metri, rende più difficile qualsiasi spostamento. L’invito pertanto di suor Mercedes a fermarmi con la comunità per aprire i regali mi ha trovato molto ben disposto, anche se un po’ sorpreso. È stato l’ultimo dono del Signore a conclusione della giornata. Ho respirato, ancora una volta, un clima di vera famiglia, dove si condivide tutto, anche la gioia dei regali veramente numerosi da parte di amici e benefattori che sostengono il monastero. 
 
Ora mi preparo alla Celebrazione Eucaristica, che anche questa mattina presiederò dopo le Lodi e l’Ufficio delle Letture che condividerò con la comunità nella grande cappella, molto bella se funzionale. Nei giorni di festa arriva tanta gente, ma anche quando ci sono solo le suore sembra sempre piena a causa del continuo richiamo da parte di chi guida la preghiera, dalla superiora alle novizie, a tutte le situazioni di necessità, sia locali che universali. Conoscere una comunità che trova nell’incontro con il Signore la ragione del proprio esistere riempie il cuore di gioia, fa crescere la speranza e forse fa dimenticare anche la stanchezza fisica: che bel dono mi sta facendo il Signore in questi giorni di permanenza in terra messicana!