Dal Diario di don Franco: Vico Equense, 19 maggio 2016

Vico Equense, 19 maggio 2016   Ore 22.40
 
Questa mattina abbiamo concluso i nostri lavori alla CEI. I due vescovi che avevano introdotto il tema hanno relazionato sui risultati dei gruppi dei laboratori, avviando poi il dibattito in aula con l’integrazione e l’approfondimento sui diversi aspetti presentati. La lista è veramente lunga e varrà la pena riprendere il discorso insieme a tutti i sacerdoti in ogni diocesi, così come è stato suggerito da molti interventi. Il rapporto con i seminari, perché siano sempre più legati alla vita della gente e si avvalgano dell’apporto anche di qualche famiglia come figura educativa indispensabile e urgente. La paternità episcopale, con la sua funzione determinante per la formazione permanente sia nella cura dei rapporti personali con i preti che nell’attenzione ai momenti cruciali del ministero come pure nel favorire incontri di condivisione fraterna a partire dall’ascolto della Parola di Dio. La carità pastorale, promossa attraverso le Unità Pastorali, per un volto sempre più missionario e sinodale del presbiterio. Infine la cura della vita interiore, con una speciale attenzione alla “lex orandi” in riferimento alla liturgia dell’ordinazione e alla ricerca di figure sagge e carismatiche che possano essere presentate come “collaboratori della gioia” dei nostri preti. 
 
Anche sull’aspetto amministrativo ed economico sono state raccolte diverse interessanti suggestioni. Innanzitutto il livello diocesano, con l’offerta di competenze e di accompagnamento anche come volontariato, in un rapporto virtuoso tra centro e periferia. Poi gli organismi di partecipazione, con un maggiore coinvolgimento dei laici e un investimento formativo di presbiteri e laici nell’amministrazione dei beni, sostenuti tutti da un coordinamento foraniale o zonale per un controllo sussidiario positivo. La condivisione di esperienze positive nella comunione dei beni da parte di gruppi di parrocchie. La ricerca di forme concrete per favorire la perequazione, non lasciate solo alla sensibilità di singoli parroci. Una maggiore attenzione, fin dagli anni del seminario, al bagaglio teologico e pastorale per l’amministrazione dei beni personali e comunitari, evitando così di trovarsi dinanzi a rendiconti poco curati e senza trasparenza, sia a livello parrocchiale che diocesano,
 
La gioia del servizio: ecco come riprendo il ritmo della vita ordinaria, ora che sono rientrato a casa. Sì, la gioia: quella che può rendere ogni pastore non superficiale, distratto o spensierato, ma al contrario amabile, accogliente, capace di farsi prossimo. O, come ci ha detto il Papa, “senza sandali” e “senza agenda”, sempre pronto ad accostarsi al “roveto ardente” anche in mezzo alle miserie di un’umanità che conosce bene perché… la porta nella sua stessa carne!

 
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