Dal diario di don Franco: Vico Equense, 2 maggio 2019

Pellegrinaggio diocesano in Terra Santa

 Vico Equense, 2 maggio 2019  Ore 5.00

La conclusione del nostro pellegrinaggio in Terra Santa nascondeva due belle sorprese, che vanno ben oltre la stanchezza e che, dopo il necessario riposo notturno, mi hanno svegliato al mattino presto. Quando la gioia riempie il cuore, non la si può contenere: essa si trasforma naturalmente in preghiera e si sente il bisogno di condividerla con gli amici!

Ieri mattina, prima di lasciare Betlemme, abbiamo celebrato l’Eucaristia presso un monastero carmelitano. Le monache erano già in coro e ho potuto salutare solo per qualche istante la priora, che mi ha donato uno sguardo pieno di letizia pasquale e di amore. Non avevo mai presieduto una liturgia in francese, ma mi sono sentito in piena comunione con questa piccola comunità, composta da una decina di religiose di varia età e provenienza. La loro presenza l’ho avvertita come un segno silenzioso e forte, che ha aiutato anche noi pellegrini facendoci percepire la bellezza di una vita donata al Signore nel silenzio e nel nascondimento. Essere nel cuore della storia, accanto alla gente che vive le sue sofferenze senza tante volte capirne il perché: con il loro canto armonioso e dolce, con la loro attenzione discreta e serena, con la loro preghiera intensa e contemplativa queste sorelle che nemmeno abbiamo potuto conoscere da vicino sono state un’eco forte della Parola che Dio ha rivolto anche a noi in questi giorni straordinari di pellegrinaggio. Quando l’incontro con il Signore è vero cambia la vita e la riempie di speranza, così grande da orientare a fare scelte radicali. Che bell’invito anche per me, chiamato ad essere servo gioioso della Parola e apostolo coraggioso del Risorto!

Nel viaggio di ritorno verso l’aeroporto di Tel Aviv poi abbiamo fatto un’ultima sosta, fuori programma, a Cesarea marittima, per visitare brevemente il sito archeologico della città romana con il palazzo di Erode e il bellissimo anfiteatro capace di accogliere fino a cinquemila persone. Sono rimasto senza parole. Proprio qui, in questa antica città, Pietro ha incontrato il centurione Cornelio e gli ha annunciato il Vangelo di Cristo morto e risorto, entrando per la prima volta in casa di un pagano con questa consapevolezza, ormai piena: “in verità, sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persona”.

Il capitolo 10 degli Atti degli Apostoli sta accompagnando il cammino pastorale della nostra Chiesa diocesana, impegnata da quest’anno a cercare le modalità concrete per vivere “la gioia del Vangelo nella compagnia degli uomini”. Ho ringraziato il Signore per quest’ultimo inaspettato dono, una vera sorpresa che mi ha spinto a guardare lontano, sentendomi ulteriormente confermato nel cammino di rinnovamento missionario che abbiamo intrapreso con grande coinvolgimento e interesse di tutti gli operatori pastorali. Quasi come un’ispirazione nata immediatamente, è nato in me il desiderio di ritornare in questi luoghi con i miei confratelli sacerdoti, ai quali ho subito inviato un messaggio di saluto con questa esplicita proposta: le risposte mi hanno incoraggiato tantissimo, per le numerose ed entusiastiche adesioni. Come Pietro anche noi pastori siamo chiamati oggi a fidarci dello Spirito che apre vie nuove e ci chiede scelte coraggiose. In attesa di poter realizzare questo grande desiderio che porto nel cuore insieme a tanti miei confratelli, già ora impariamo ad ascoltare la sua voce e a fare tutti insieme ciò che lo Spirito chiede anche a noi come a Pietro: “àlzati, scendi e va’ con loro”!