Dialogo del vescovo e i giovani sul Vangelo dell’Ascensione del Signore al Cielo

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Domenica 1° giugno si celebra l’Ascensione del Signore al Cielo. Su questo Vangelo si confrontano l’arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, mons. Francesco Alfano, e i giovani del Progetto Policoro.
 
La prima domanda evidenzia che il Vangelo dell’Ascensione inizia con un appuntamento che il Signore dà ai discepoli su un monte. Questo ci fa pensare ai tanti appuntamenti che costantemente il Signore ci offre. In questo episodio evangelico i discepoli avevano ancora qualche dubbio, quindi anche a noi giovani è concesso di avere qualche dubbio. Probabilmente tutti questi appuntamenti che il Signore ci concede serve proprio a rafforzarci nella fede. Nel momento in cui ho qualche domanda, la risposta posso trovarla magari in un incontro con un giovanissimo o a un ritiro parrocchiale. Ecco viviamo così l’incontro con Gesù: come un appuntamento che costantemente ci rinnova.
 
“Che bello vedere che la risposta di Gesù ai nostri dubbi non è il rimprovero né ignorare questa difficoltà – fa notare mons. Alfano -. Viene incontro con un appuntamento. Noi, ma soprattutto i giovani, abbiamo tante domande senza risposte: sul mondo, sulla società, sulla vita, sulla fede, su Dio, su quello che noi possiamo fare in questa vita, man mano che andiamo avanti alla ricerca della verità su noi stessi. Diremmo: come mai i discepoli dubitavano ancora, avendo vissuto tutto il loro tempo con Gesù? Li riteniamo fortunati per questo. Eppure dubitavano. Si vede, allora, che il dubbio ci caratterizza. Direi che è proprio necessario, ci spinge ad andare avanti. Sono domande senza le quali noi non vivremmo la nostra vita fino in fondo. Ma se non c’è una risposta alla domanda noi rimaniamo eternamente incerti e non va bene. Ecco la risposta di Gesù: l’appuntamento. È bellissimo! L’appuntamento che Gesù dà sapendo che il gruppo è un po’ scalcagnato è il modo in cui Lui si rende presente nella nostra vita, nel nostro cammino. Certo, si fa vedere, si fa incontrare, si fa ascoltare, apre orizzonti nuovi, li mette in una storia più grande di loro, li aiuta. Ma se non fossero andati all’appuntamento? Speriamo di non perdere gli appuntamenti con il Signore attraverso la Sua parola, la comunità, il gruppo, i vari incontri della nostra vita, in ognuno dei quali si nasconde Lui”.
 
La seconda domanda nasce dalla costatazione che dall’incontro viene come conseguenza la missione. Se io ho scoperto qualcosa di bello, di grande, che mi rende felice, non posso tenerlo per me. Con Gesù abbiamo incontrato un amore troppo grande per essere egoisti. Gesù, poi, ci assicura di essere con noi “fino alla fine del mondo”. Anche nelle inevitabili difficoltà Gesù è con noi, anche quando sembra soggettivamente che peggio di così non possa andare…
 
“La missione che Gesù affida ai primi discepoli e a tutti i discepoli, quindi anche a noi, è impegnativa perché riguarda tutti gli aspetti della vita e il mondo in tutti i suoi angoli – osserva l’arcivescovo -. Ma c’è una fine del mondo negativa che riguarda la distruzione degli ideali, il blocco di ogni cammino di liberazione, che è l’uccisione di ogni speranza. E qui la Chiesa è chiamata a dire non solo una parola nuova e forte, ma a vivere concretamente ilo Vangelo. Come si può andare in missione da giovani, incontrando altri giovani e annunciando la speranza che viene dall’incontro con Gesù, senza prendere sul serio le difficoltà, le incertezze sul presente e sul futuro, il lavoro che ci è stato rubato, la speranza che si è frantumata, le relazioni che nei nostri paesi sono state inquinate? E allora bisogna stare vicini. Lo sapete bene, anche con questa esperienza del Progetto Policoro, che vuole dare una speranza concreta. Così si annuncia la pasqua, così noi crediamo che la fine del mondo non è una distruzione, ma la fine di un mondo cattivo. Con il Signore in mezzo a noi, con la fede e malgrado le nostre mancanze, possiamo costruire, anticipare addirittura quello che è il mondo sano, buono, bello che Cristo è venuto a inaugurare e che aspettiamo per l’ultimo giorno, ma che dobbiamo costruire oggi dicendo a ogni giovane con i fatti concreti che Dio benedice anche lui, che il Signore chiede a ognuno dei suoi figli di assumersi questa grande responsabilità di rendere il mondo più giusto, più pacifico e quindi più bello”.