Dialogo tra il vescovo e i giovani sul Vangelo di domenica 3 agosto

Il passo del Vangelo di Matteo di questa domenica 3 agosto racconta che avendo udito della morte di Giovanni Battista, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. Sul Vangelo della moltiplicazione dei pani e dei pesci dialogano il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano, con i giovani di Azione Cattolica
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La prima domanda mette in luce che i giovani come i discepoli “sono tentati di dire: ‘Come dobbiamo fare? Noi non abbiamo i mezzi’. Noi giovani di Ac a chi possiamo rivolgerci quando ci rendiamo conto che i nostri mezzi non sono abbastanza?”.
“Questo racconto – evidenzia mons. Alfano – parla anche di noi: i discepoli sono smarriti, disorientati, non capiscono, ma si lasciano guidare da Gesù, si fidano di Lui quando dice loro di far sedere la folla e di distribuire quel poco che c’è. Se entriamo nella logica del racconto come una vicenda nella quale l’incontro con Gesù chiama in causa la nostra esperienza di rapporto di amicizia, di fiducia, di fede, vale la pena seguire l’esempio dei discepoli: ascoltare la parola di Gesù e fare quello che ci dice anche quando non capiamo abbastanza”.
 
La seconda domanda si aggancia a quello che ha detto il vescovo: “Come possono i giovani affidarsi completamente a Dio, come hanno fatto i discepoli?”.
“Certamente – osserva mons. Alfano – non è facile per i giovani, come per gli adulti, fare quello che Gesù ci dice perché ci pone traguardi alti. Torniamo, allora, ai discepoli. Non hanno improvvisato, non è capitato tutto in un momento. Voi che vivete in un cammino parrocchiale nell’associazione, sapete quanto il cammino stesso sia lungo e come non sia scontato arrivare a un passo successivo. La cosa che dobbiamo imparare dai discepoli è la familiarità con Gesù, stare con Lui. L’esperienza matura in una relazione che cresce con il tempo: i discepoli lo hanno incontrato, ascoltato, seguito, condiviso con Lui la vita. Purtroppo, noi viviamo in un’epoca nella quale il Vangelo è diventato una delle tante cose. Anche la fede sembra l’abito della festa. Ma così non funziona: la fede è una scelta di vita che non si improvvisa, si prepara, si matura, cresce con noi. Allora, al giovane dico io da adulto, pastore e vescovo della comunità: sono ancora in cammino anch’io. E man mano che cammino mi accorgo che c’è ancora tanta strada da fare, ma l’esperienza fatta mi porta in certi momenti quasi naturalmente a vedere le cose in un determinato modo. Perciò, non vi scoraggiate dinanzi alle tantissime difficoltà che oggi sperimentate: aiutiamoci a vicenda a far sì che quello che state condividendo in certi momenti non sia un’esperienza bella che vivete perché i giovani non hanno niente da fare, ma un incontro decisivo che può veramente riempire tutta l’esistenza e rendere felici tutte le persone, soprattutto i poveri come gli affamati per i quali Gesù ebbe ed ha compassione”.
 
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