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Al centro del Vangelo della IV Domenica di Quaresima cè lepisodio del cieco dalla nascita a cui Gesù ridà la vista.
La prima domanda è divisa in due parti: la prima riguarda il gesto di Gesù che fa del fango con la sua saliva e lo pone sugli occhi del cieco nato. Questo ricorda il momento della Creazione? La seconda è sulla malattia, che dalle persone viene spesso considerata come un castigo mentre per Gesù è un modo di manifestare la sua gloria: come si può vedere in unottica positiva la malattia?
Il fango e la saliva – afferma mons. Francesco Alfano, arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, in riferimento al primo quesito – fanno pensare alla Creazione. Dio plasma il mondo e al centro vi pone luomo. Tutto ciò rimanda alla nostra condizione fragile, creaturale. Gesù ripete questi gesti: è venuto per dare alluomo la possibilità di vivere o di tornare a vivere. I gesti di Gesù ci rimandano allopera del Creatore e, quindi, al disegno di Dio. questuomo così diventa simbolo di ognuno di noi. Per la seconda domanda sulla malattia, il presule fa notare che il mistero della vita chiama in causa Dio. tante volte ci domandiamo che senso ha una sofferenza che segna una vita dallinizio alla fine in modo grave. Gesù risponde quardando al futuro: questa malattia può essere unoccasione per incontrare Dio. è un modo nuovo di entrare nella sofferenza: attraverso di essa possiamo arrivare a fare unesperienza forte di Dio. Lincontro con Gesù consente di dare un senso nuovo alla vita. Gesù porta il dono di Dio che consente di vivere diversamente anche la sofferenza.
La domanda successiva è sul fatto che Gesù guarisce di sabato, andando contro le regole. In questo modo mette luomo al centro. E come possiamo essere veri testimoni, senza farci condizionare?
Tra i motivi per cui Gesù sarà condannato ricorda larcivescovo cè proprio questo: infrange la legge sacra che riteneva il sabato inviolabile, perché di Dio. Gesù, però, si mette dalla parte delluomo: vive il rispetto sacro per Dio che ci ha dato tutto, anche il tempo, non chiudendosi davanti alle necessità dellaltro. È un modo libero di riconoscere il valore di questa legge, per quello che significa: apprezziamo il dono della vita, del tempo, ma mettiamolo al servizio degli altri. Noi spesso ci nascondiamo dietro la legge, la regola, losservanza di norme precise. Ma i comandamenti sono un mezzo che Dio ci dà per amarci. Se, invece, il rispetto per la legge ci mette gli uni contro gli altri o ci distanzia, ci chiude in noi stessi. È un rischio che nella fede possiamo correre e per questo dobbiamo essere vigili. Il principio è sempre lo stesso: si ama Dio, solo accogliendo il fratello. Qualsiasi esperienza, anche religiosa, deve essere vissuta gli uni accanto agli altri, gli uni per gli altri. Anche nel giorno di sabato ciò che conta è luomo. Allora, nella nostra vita ciò che conta è il fratello.
Lultima domanda è la difficoltà su come andare incontro a persone cieche rispetto alla fede che possiamo conoscere ai nostri giorni.
Gesù è attento a chi ha di fronte precisa mons. Alfano -, non per giudicarlo, ma per accoglierlo, per capire i suoi bisogni e intervenire. Ognuno di noi, singolarmente e come comunità deve assumere questo atteggiamento. Ma per dare una mano allaltro occorre partire da noi stessi: i primi ciechi siamo noi stessi. Il Vangelo mi mette dinanzi alla mia personale esperienza di debolezza, incertezza, peccato. Ho bisogno di luce. Lincontro con Gesù mi fa riconoscere bisognoso di essere illuminato. Questa esperienza di guarigione mi consente di avvicinarmi allaltro non con la presunzione del maestro, ma con lumiltà del fratello. Avendo, però, fatto lesperienza bella di Cristo, mi affianco allaltro per condividerla. Lincontro con Gesù ci consente di essere noi stessi, con i nostri limiti, che superiamo nella misura in cui raggiunti da lui, camminiamo nella verità. La fede è un seguire Gesù, avendo accolto la sua Parola e aiutandoci a vicenda. Questa esperienza di fede è tanto necessaria nelle nostre comunità e nel nostro mondo che ha bisogno di luce.