Ordo Virginum

Dio ci attende alle radici

Piccoli frutti del cammino dell’Ordo virginum

In questo tempo così difficile e buio, il Signore tiene accesa la fiamma della Speranza nei nostri cuori e, se siamo capaci di leggere i segni della sua presenza in mezzo a noi, comprendiamo che non ci abbandona e non abbandona la sua Chiesa!

Raccontiamo qui un piccolo segno di tale Benevolenza.

L’anno 2021 si prospetta come particolarmente benedetto da Dio per l’Ordo virginum della Diocesi. Già il 24 luglio ne abbiamo gustato un’anteprima a Lettere, quando il Vescovo, nella Celebrazione Eucaristica sul sagrato della Parrocchia di Sant’Anna, presentò alla comunità il cammino di formazione che Antonietta Palummo sta compiendo per prepararsi a ricevere la Consacrazione delle vergini.

Il suo percorso, di approccio, di discernimento e poi di approfondimento nell’Ordo Virginum, è stato vissuto per 5 anni nel silenzio, come un seme nascosto in un terreno arato che, pur se non visto, si sviluppa pian piano per dare i primi germogli al tempo opportuno: il 24 luglio, in quella celebrazione semplice e solenne insieme, Antonietta ha rivolto a Dio il suo canto di lode perché si è sentita chiamata a vivere con Lui e per Lui in questa Chiesa locale.

Ora l’ultimo anno di formazione è già iniziato. Ricco di approfondimenti biblici, spirituali, liturgici ed umani, è un periodo intenso, in cui le viene chiesto un impegno ancora maggiore di maturazione nella preghiera e nello studio; per questo ha il sostegno e l’accompagnamento, oltre che delle sorelle consacrate, di don Carmine Del Gaudio, delegato vescovile per l’OV, di don Filippo Capaldo, per la parte biblica e di Serenella Del Cinque*, per l’approfondimento storico, liturgico e mistagogico dell’Ordo Consecrationis virginum.

Poiché la Consacrazione di una vergine a Cristo è un dono che lo Spirito fa alla Chiesa, l’Arcivescovo ha ritenuto che tale dono debba essere non semplicemente accolto, ma soprattutto compreso ed apprezzato da tutti, pertanto agli incontri sul Rito di Consacrazione ha invitato anche l’equipe formativa per l’OV e tutti i sacerdoti.

Il primo di tali incontri si è tenuto sabato 3 ottobre, presso la nostra Casa di Spiritualità “A. Barelli”.

Il titolo, “Dio ci attende alle radici”, ha aiutato a ricordare che questa particolare consacrazione è all’origine di ogni forma di vita consacrata ed affonda le sue radici nel Vangelo. Con un breve excursus storico-liturgico, Serenella ci ha fatto attraversare 1600 anni e ci ha fatti giungere all’istanza del Concilio Vaticano II di rivedere il Rito di Consacrazione delle vergini presente nel Pontificale Romano (Costituzione Sacrosantum Concilium n.80). È stato così che uno “tra i più preziosi tesori della Liturgia romana” ha ritrovato la semplicità e la grandezza dell’inizio e il 31 maggio 1970 è stato rimesso di nuovo a disposizione delle “donne in saeculo viventes”.

Presentando sinteticamente le tre fasi del Rito (Chiamata, Offerta e Consegne), Serenella ha sottolineato i due punti fondanti dell’identità della vergine consacrata: la sponsalità e il radicamento diocesano.

Il Rito ha una connotazione fortemente sponsale: in esso le vergini accettano di essere cum-sortis, di condividere, cioè, la stessa sorte di Cristo, ad immagine della Chiesa Sposa. E’, infatti, la stessa Chiesa, attraverso la preghiera consacratoria del Vescovo, che consacra la vergine e la offre al suo Signore.

Il Rito, celebrato ordinariamente nella Chiesa Cattedrale, crea un legame stabile e diretto con il Vescovo e la Diocesi. “Radicamento diocesano” è un termine concreto: a partire dalla metafora dell’albero radicato nel terreno, esso esprime la permanenza e la stabilità del vincolo giuridico sussistente tra la consacrata e la sua Chiesa e, ricordando che l’albero cresce se curato, custodito e potato, evoca anche il senso e il valore esistenziale di tale vincolo. Il confronto con il concetto di incardinazione dei chierici è stato immediato: come il cardine permette stabilità e dinamicità alla porta, così le vergini appartengono alla propria Diocesi in modo stabile e dinamico. Senza dimenticare che il servizio primario è quello della verginità, ciascuna consacrata si impegna, con respiro diocesano, a vivere la comunione e la testimonianza a servizio della sua Chiesa secondo i carismi personali; presenta a Dio la storia e il territorio del popolo in cui vive; condivide le gioie, i dolori, le inquietudini e le attese della propria gente: radicamento diocesano e prossimità evangelica devono camminare di pari passo.

In questo approfondimento del Rito di Consacrazione delle vergini, Serenella ci ha aiutati a cogliere la complementarietà e la differenza teologica con la Professione religiosa. Nella Consecratio virginum, associata necessariamente al sacrificio eucaristico, il contenuto teologico è tutto amore nuziale: è l’amore sponsale della Chiesa per Cristo che in esso viene celebrato; nel Rito la vergine, che potrebbe esprimere il santo proposito di castità perfetta anche privatamente al proprio Vescovo, è soggetto passivo; l’elemento costitutivo infatti è la Preghiera consacratoria, cioè l’atto ministeriale del Vescovo che invoca ed ottiene l’unzione spirituale per quella donna e ne sancisce l’ingresso nella vita consacrata. Nella Professione religiosa, invece, il contenuto teologico è l’amore diaconale, collegato ad uno specifico carisma: nel Rito, che potrebbe essere celebrato anche fuori dalla messa, la professa è soggetto attivo e l’elemento costitutivo è la sua offerta a Dio, attraverso la propria superiora, con l’impegno a seguire i voti di povertà, castità ed obbedienza.

A conclusione, il Vescovo ha evidenziato che questo incontro sull’Ordo virginum ha chiamato in causa tutta la Chiesa, ha portato a riflettere sulle nostre dinamiche interne, sui punti nodali che ci sono a cuore e sulle prospettive; è stato quindi un invito a riscoprire a noi stessi la Chiesa, l’ecclesiologia del Concilio Vaticano II e quel radicamento nella Chiesa locale che effettivamente va oltre ogni tipo di servizio che si possa rendere.  Possa essere questo l’inizio di un cammino da fare insieme anche a tanti altri sacerdoti, non solo per accompagnare questo dono che lo Spirito sta facendo, ma per riscoprire insieme la bellezza di essere Chiesa oggi.

Se la precarietà del momento ce lo concederà, continueremo questa riflessione con Serenella Del Cinque, sabato 28 novembre. Intanto pregate per l’OV diocesano e augurateci buon Cammino.

LAURA E MARIA

 

*La dott.ssa Serenella Del Cinque è una consacrata dell’Ordo virginum della Diocesi di Roma, canonista e liturgista, Aiutante di Studio presso la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica e docente presso la Pontificia Università Urbaniana.