Festa del lavoro. Mons. Alfano: “È il tempo della responsabilità”

Oggi, 1° maggio, è la festa di San Giuseppe lavoratore e tradizionalmente la festa del lavoro. Una festa che in questo periodo per molti ha un sapore amaro, perché il lavoro non c’è.
Secondo qualcuno addirittura non ha più senso celebrare la festa del lavoro in un’epoca in cui, purtroppo, il lavoro non c’è, scarseggia e va finendo.
Al nostro Arcivescovo, mons. Francesco Alfano, abbiamo chiesto una riflessione su questa festa.
Eccellenza, oggi il lavoro nel nostro territorio spesso manca. La Chiesa come fa sentire la sua vicinanza ai lavoratori e a coloro che vorrebbero lavorare, ma non ne hanno la possibilità?
E’ Un momento difficile, come quello attuale, esige da parte di tutti il massimo della solidarietà. La Chiesa si sente investita direttamente, in prima linea, in ciascuno dei suoi membri, non solo nei pastori, ma come comunità, di questa responsabilità.
 Solidarietà nel momento della difficoltà significa vicinanza, condivisione, ascolto di persone che vivono situazioni drammatiche a livello individuale, a livello familiare e a livello sociale.
E, nello stesso tempo, solidarietà significa ricerca, con un atteggiamento ostinato di speranza, di soluzioni adeguate a vari livelli.
La Chiesa non può che incoraggiare, anzi spingere ciascuno a lasciarsi coinvolgere al massimo delle proprie responsabilità. Non è il momento, questo, né della delega né del lamento, ma è il momento dell’impegno comune”.
Noi meridionali siamo portati a lamentarci, mentre ora, come ha sottolineato lei, è il momento della responsabilità?
“Dobbiamo superare una mentalità fatalista. E in questo la fede, se la viviamo in forma consapevole e matura, ci consente di dare il nostro contributo intelligente e creativo.
Dobbiamo anche inventare forme nuove di lavoro e recuperare quelle tradizionali con spirito corporativo e con una mentalità coraggiosa, recuperando anche la capacità competitiva.
Ovviamente, non sta alla Chiesa individuare le forme specifiche, ma il lavoro per noi cristiani è una modalità concreta di vivere la propria dignità e quindi di dare gloria a Dio, in altre parole, di restituire alla città dell’uomo la sua missione, che è quella di consentire a tutti di vivere bene la propria vita.
Quindi, è missione della Chiesa a pieno titolo: annunciamo il Vangelo anche in questo modo”.
In questo solco del voler annunciare il Vangelo ed essere vicini ai giovani nella ricerca del lavoro nasce il Progetto Policoro della Chiesa italiana. Nella nostra arcidiocesi il Progetto è stato avviato?
“Il Progetto Policoro da noi da qualche anno sta muovendo i primi passi. Certamente stiamo intensificando le opportunità che possono essere offerte ai giovani attraverso questo Progetto, non solo di conoscersi, di entrare in rete, di avere una formazione di base, ma anche di cercare insieme delle possibilità nuove a livello occupazionale e imprenditoriale.
Faccio riferimento, chiaramente, alle micro imprese. Riteniamo che questo sia importante perché anche un giovane che vive nelle nostre comunità, al momento della scelta del lavoro, si può sentire abbandonato da tutti, dalla società e tante volte anche dalla Chiesa.
Non si può annunciare il Vangelo senza prendersi a carico questa situazione e accompagnare i giovani.
Il Progetto è una modalità concreta grazie ad una rete a vari livelli (locale, regionale e nazionale) ed offre delle opportunità buone.
Auspichiamo che nel tempo possa essere un segno concreto di speranza che vogliamo offrire ai nostri giovani”.

di Gigliola ALFARO