Mons. Alfano: non indottrinamento ma scuola di umanizzazione e di umanesimo.
Roberti: dovere del cristiano affermare il principio di dignità.
Qualche settimana fa, su convocazione del Vicario per il Laicato, Don Aniello Dello Ioio, c’è stato un primo incontro dei rappresentanti di alcune delle Unità Pastorali che hanno deciso di realizzare questOpera-Segno, ma l’inizio ‘ufficiale’ si è avuto l’altra sera (1 Marzo) con un convegno dal titolo “Progettare un nuovo impegno della chiesa, per una politica di giustizia sociale”, con la partecipazione di Mons. Francesco Alfano, Franco Roberti (già Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo) e Raffaele Sabato (Consigliere della Corte di Cassazione).
Introducendo brevemente la serata, G. Cavallaro, Segretario della CDAL, ha collocato tale Opera nel cammino diocesano: secondo gli Orientamenti Pastorali, la Formazione socio-politica intende fornire strumenti conoscitivi per un migliore e più efficace servizio al bene comune e diventerà poi Segno, nella misura in cui ci sarà una ricaduta su tutta la comunità ecclesiale, attraverso i cammini formativi ordinari.
Raffaele Sabato ha condotto la serata dialogando con Roberti e, fin dall’inizio, ha posto all’attenzione dei presenti le questioni fondamentali: l’obbligo di fare verità, e il lavorare per la giustizia e per la pace sociale, impegnandosi a migliorare le persone e le coscienze, piuttosto che le istituzioni e le leggi.
Franco Roberti ha osservato che la politica attuale è incapace di governare i fenomeni del mondo contemporaneo globalizzato: migrazione, terrorismo, criminalità, violenza, schiavitù
e questo fa sì che si insinuino altri nel governarli. Rispondendo ad un’altra domanda del moderatore, ha sottolineato che la costituzionalizzazione e la dignità della persona sono alla base della Costituzione Italiana, della Costituzione EU e della Dottrina Sociale della Chiesa. Ne consegue che il dovere del cristiano è contribuire a dare attuazione ai principi di dignità, libertà e uguaglianza, come ad esempio Aldo Moro e Giovanni Falcone. L’uomo che si impegna veramente per la giustizia non può aspettarsi che la persecuzione.
Il Presidente Roberti ha affermato che lo Stato di diritto riconosce i diritti perché essi preesistono allo Stato: ecco allora che il cittadino deve conoscere i propri diritti e doveri, al fine di promuoverli e proteggerli. Ne consegue limportanza di realizzare percorsi di conoscenza della Costituzione nelle scuole e tra i giovani.
Continuando, Roberti dice che nel conoscere il male da vicino ha capito che in ogni individuo, anche il più efferato criminale, c’è sempre un anelito al pentimento ed un’apertura al cambiamento di vita, come è avvenuto per Gaspare Spatuzza, l’assassino di don Pino Puglisi, che ha maturato un pentimento autentico.
Andando oltre, afferma che è il potere esercitato come servizio a fondare una cittadinanza consapevole e non cittadini sudditi, che obbediscono solamente e si legano a chi esercita il potere fine a se stesso. I fenomeni di clientelismo politico vengono combattuti con la conoscenza e la consapevolezza: sei credibile quando la tua vita è una parola di verità.
Richiamando una affermazione del Presidente Mattarella, Roberti ha aggiunto che per sconfiggere la mafia non servono gli eroi, ma una moltitudine di cittadini preparati, integri e audaci. Infatti, ha continuato, bisogna porre attenzione alle riflessioni approssimative.
La questione criminale è centrale: uno Stato equilibrato non tollera poteri al di sopra della legge. Le disuguaglianze sociali e le disuguaglianze normative in materia finanziaria sono un regalo alle mafie. La corruzione è una forma di potere e, più che una soluzione per i problemi delle imprese, è un freno allo sviluppo; perciò è necessario conoscere i meccanismi del riciclaggio del denaro sporco, come pure del voto di scambio. Chi corrompe raggiunge lo stesso effetto di chi delinque.
La nostra forza è nella legge, che è uno strumento certamente perfettibile e non una risposta esaustiva, ma è necessaria, come la fede.
A questo punto ha fatto seguito un breve e coinvolgente dialogo del Presidente Roberti con i partecipanti, che gli ha dato modo di approfondire alcuni dei punti già trattati in precedenza. Egli ha concluso comunicando che si avverte il senso del limite ma non dell’impotenza e, a proposito dei giovani, ha affermato che bisogna meritare la loro fiducia e continuare a coinvolgerli.
Nel saluto di chiusura, l’Arcivescovo Mons. Francesco Alfano ha sollecitato ad essere ribelli alla mediocrità e a diventare sognatori. Il servizio è come un abito da indossare in modo permanente. Riferendosi all’Opera-Segno ha specificato che sarà formazione socio-politica ma non indottrinamento, scuola di umanizzazione e di umanesimo.
di Gianfranco CAVALLARO