Giubileo del mondo educativo

L’educazione, un derby tra paura e speranza

Sabato 11 ottobre, la comunità diocesana ha vissuto un momento di grande fraternità con il Giubileo del mondo educativo. Nella bellissima Sorrento, ancora affollata di turisti, in un autunno che sa di estate, rappresentanti della scuola, dirigenti, docenti e personale ATA, si sono ritrovati nella basilica di Sant’Antonino a riflettere su come generare speranza tra i banchi di scuola. Non a caso il segno che ci ha accolti all’entrata della basilica è stata una simpatica matita con la punta verde, sede di semi che messi nella terra potranno dare frutto.

Il Prof. Marco Erba, docente di lettere e affermato scrittore, ci ha accompagnati nella riflessione educativa senza “ricette magiche”, ma condividendo storie, partendo da alcune parole, legate l’una all’altra. La prima che il Professore ha scelto è sguardo. Attraverso il racconto della storia di Carolina, un’alunna difficile del secondo anno di liceo linguistico, abbiamo compreso che davanti alle provocazioni leducatore ha un potere e deve scegliere come esercitarlo. Egli ha due possibilità:suscitare timore e fare leva sulla paura, come Machiavelli spiega ne Il Principe, oppure creare amore, come ci ha insegnato don Bosco, convinto che ogni persona ha in se una scintilla di bene insopprimibile.  Lo sguardo legge la provocazione e ci mostra il grido di dolore sui volti feriti. Se coltiviamo uno sguardo che cade nella “scintilla di bellezza”, facendo un atto di fede verso quel punto accessibile al bene, possiamo educare! Egli è lui, non è un altro, poiché l’alunno ideale non esiste e un cammino educativo è possibile solo nella misura in cui colui che abbiamo di fronte sente di essere amato. Nasce così la fiducia, seconda parola proposta, che ci riporta alla parabola del Seminatore. Quando il seme cade sul terreno sassoso ci sembra uno spreco, ma i terreni diversi in cui il seminatore semina siamo noi. L’educatore dona gratuitamente sempre, dando fiducia a chi sembra non meritarne. La fiducia di un adulto mostra nel ragazzo una parte bella di se che egli non riesce a vedere. Qui entra in gioco la sfida, terza parola, che non vuol dire raccogliere sempre successi, ma attraverso la provocazione, permette a chi abbiamo di fronte di mettersi in gioco, di aprire gli occhi sul mondo, migliorandolo, entrando nell’ottica del dono. La scuola è un abbraccio, è una casa che accoglie e l’insegnante è un educatore che deve toccare la vita di colui che ha davanti, oggi più che mai.

Il pellegrinaggio giubilare, alla luce dolce del tramonto, nel silenzio dei turisti curiosi ed attoniti, pronti a filmare il nostro cammino, inebriato di canti, preghiera e tanta speranza, ci ha condotti alla cattedrale di Sorrento, in cui abbiamo vissuto la Celebrazione eucaristica presieduta dal nostro Arcivescovo, mons. Francesco Alfano. Il Vangelo ci ha narrato l’episodio di 10 lebbrosi emarginati, esclusi, scartati, che incamminatisi con speranza verso Gesù, lo chiamano Maestro. Essi non chiedono altro che misericordia e Gesù li guarda con empatia.  Ecco cosa fa la speranza: permette di mettere in gioco le energie migliori che si dispongono ad accogliere Dio.

Ed è nell’ottica del dono e della speranza che tutto ciò che è stato donato durante la colletta, sarà devoluto per le scuole del martoriato medio oriente, perché noi non smettiamo di credere nel futuro, neppure davanti alle macerie.

di Maria Esposito

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