Come ogni anno la riapertura della scuola porta con sé ansie e speranze. Il desiderio di dare ai nostri bambini e ai nostri ragazzi ogni mezzo utile alla loro crescita, spesso rende inquieti noi insegnanti. Questo nuovo inizio anno si è invece caratterizzato per la fraternità e la condivisione vissuta durante gli incontri del corso di formazione diocesano per noi insegnanti di religione cattolica. Ciò ci ha donato nuove consapevolezze e nuovi slanci.
Con i due appuntamenti del 6 e 8 settembre nei saloni della parrocchia di Gesù Buon Pastore, si è concluso un percorso iniziato con due appuntamenti in giugno, presso la casa di accoglienza “Armida Barelli”, ad Alberi, poi sospeso in via precauzionale per motivi sanitari.
La preghiera di contemplazione iniziale, Come frecce in mano ad un guerriero, con don Alessandro Colasanto, ha creato le basi di ciò che avremo approfondito nel dibattito e nei laboratori successivi. La lettura dei versetti 5-22 del primo capitolo del Vangelo di Luca e l’attualizzazione del brano, ci ha visti riflettere sulla figura di Zaccaria. Anche noi, come Zaccaria, un sacerdote zelante, possiamo trovarci nella condizione di rassegnazione, senza nulla da offrire o da dire. Fermarci in adorazione, tutti insieme, in compagnia anche del nostro Arcivescovo, ci ha permesso di sentirci davvero famiglia, raccogliendo noi stessi intorno a Cristo.
Come negli incontri estivi, animati dalla biblista Emanuela Boccioni, l’enciclica Laudato Sii è stata al centro del dibattito, animato da don Alessandro e da una piccola rappresentanza dell’equipe del progetto Policoro. Negli incontri recenti l’attenzione si è spostata dalla cura del creato alla cura dell’altro, partendo dal ruolo dell’insegnante di religione.
L’insegnante di religione è una persona che si occupa principalmente degli altri. Vive la sua professione mettendosi a disposizione dell’altro. Fa squadra e crea legami, abbracciando le proprie fragilità e le fragilità di coloro che lo circondano. Grazie al suo approccio transdisciplinare è un punto di unione. Egli pratica la fraternità, convinto che essa sia l’unica via per lo sviluppo integrale e la costruzione del bene comune, il bene di tutti. L’insegnante di religione vive il mondo ancorato in Cristo e fa la differenza. Non c’è ricetta per questo. Ogni luogo ha un suo stile e un suo modo. Egli fa la differenza scegliendo di essere insegnante educatore, e come diceva Don Bosco: “l’educazione è questione di cuore”.
L’insegnante educatore è un uomo libero, senza condizionamenti; è sobrio, senza eccessi; è umile, senza superbia. L’insegnante educatore meraviglia i suoi ragazzi utilizzando ogni suo talento. Egli è padrone del “chiasso”, nuovo linguaggio dei giovani, di cui è divenuto un esperto. Con gesti semplici educa al bello, al buono e al giusto. Cresce nella sua identità coltivando la sua anima con la preghiera.
Lo stimolo e la direttiva per i laboratori dei gruppi è stato il motto di Don Lorenzo Milani: I care, mi prendo cura, dell’altro e di me stesso, perché ci tengo. Stare con gli altri, al di là degli alunni, creare comunità con i colleghi è possibile solo attraverso la condivisione e la fraternità che si genera dall’amore, favorendo una maturazione di fede, l’acquisizione di stili di vita e un’etica cristiana.
a cura di Maria Esposito