I Diaconi e il loro ritiro ad Alberi

Un percorso fatto di riflessioni audaci, guidato da don Luigi Di Prisco, che ha toccato l’anima di tutti

“Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza..”  è stato il tema che  ha accompagnato i diaconi permanenti e gli aspiranti, nei giorni di ritiro dal 19-21 agosto presso la casa Armida Barelli.

Un percorso fatto di riflessioni audaci, guidato da don Luigi Di Prisco, (responsabile di noi diaconi) che ha toccato l’anima,  uscendo da quei tipici convenevoli  imposti dal conformismo ecclesiastico e che ci hanno fatto godere, vivere, annusare i  profumi e gli aromi del giardino dei viventi in Gesù Cristo.

«Non ci interessa un divino che non faccia anche fiorire l’umano. Un Dio cui non corrisponda il rigoglio dell’umano non merita che ad esso ci dedichiamo» (Bonhoeffer).

Pienezza dell’umano è il divino in noi, diventare figli di Dio: i quali non da sangue, non da carne, ma da Dio sono nati (cfr. Gv 1, 13).  Diventare consapevoli di ciò che già siamo, figli, e non c’è parola che abbia più vita dentro, capace di unirci a  Gesù Cristo e all’uomo,  è di essere nel mondo strumenti e datori di vita, con la certezza che più doniamo , più riceviamo.

Virgilio citava: ciascuno è attratto da ciò che gli piace, Gesù non solo convince la nostra volontà, ma attira il nostro più profondo piacere (Sant’Agostino) .

Il progetto di Dio su di noi è diventare noi stessi “benedizione”, non c’è in gioco una mentalità economica delle cose (pezza e sapone ) – ma intima dell’anima – la bellezza di servire.. è inestimabile che se tu dessi tutti i beni della tua casa… non ne avessi che disprezzo (Ct 8, 7)

La missione più alta nella Chiesa – è il servizio, il farsi pane spezzato per gli altri, – che è l’unica cosa necessaria, come riflesso dell’amore a Gesù, e risposta a guarigioni e consolazioni interiori, che producono un trabocco di gratitudine. (cfr sal 23,5..) – la lettura del libro “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach, ha suscitato il pensiero vivo che  c’è un Gabbiano Jonathan che vive nel profondo di tutti noi, e che anela a volare alto,  distaccandosi dallo stormo che  tende invece a difende lo spirito di conservazione; Jonathan  viene “divorato dalla passione del volo, e più impara a volare e più è felice, fino a donare tutto se stesso.

Nella vita spirituale ci può ingannare il peso dei nostri scrupoli, le incoerenze… finché noto il mio uomo vecchio vuol dire che l’uomo nuovo sta crescendo! L’accusatore ti allontana da Cristo? Tu non sei salvato per meriti, ma per grazia.

“Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.  Perciò mi compiaccio nelle mie infermità, negli oltraggi, nelle necessità, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: quando sono debole, è allora che sono forte.”

“”Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» – 2Corinzi 12,7-10

Vedere la bellezza che ci aspetta e non la miseria che ci opprime; il nostro peccato non può fermare la volontà e le amorevoli misericordie di Dio –

Alla fine del ritiro c’ è stata la gradita visita del vescovo, che ha rincuorato tutti, riconoscendo le difficoltà di un clero che non ha ancora compreso appieno il ruolo del diaconato permanente, che comunque rimane un segno forte del Cristo servo per amore; Rimane sempre accesa la speranza,  che il cammino diaconale diventi sempre più significativo e credibile nella nostra Chiesa Sorrentina-Stabiese; e ha poi concluso:  Il Signore, che nella Sua grande misericordiosa bontà ci ha resi partecipi della Sua vita divina, accompagni il nostro cammino.

Maurizio Longobardi