In questo tempo difficile in cui ci siamo trovati rinchiusi tra le nostre mura domestiche abbiamo imparato a vivere sempre di più in pienezza il nostro essere sposi. Questo mese di maggio dopo due mesi di clausura, però, porta con sé tutto il peso e la fatica di non poter condividere le primizie del nostro sì con le persone a noi care: quello schermo piatto, non ci permette più di trasmettere e ricevere emozioni, sguardi, carezze e abbracci; insomma non ci consente di vivere con totalità quella fisicità di cui si nutrono le nostre relazioni.
È un tempo nuovo in cui stiamo riscoprendo alcuni valori messi da parte dal nostro “tran tran” quotidiano, in cui ci siamo detti: “Non sprechiamo nulla”. È un tempo in cui stiamo cercando di vivere in pienezza, nonostante tutto, la follia del Vangelo; stiamo cercando di vivere senza risparmiarci il mistero più grande che l’uomo abbia mai conosciuto: l’Amore. Quel mistero in grado di avvicinare l’uomo a Dio in una maniera disarmante e piena allo stesso tempo.
Quando siamo stati convocati e chiamati a pregare in diretta con le comunità dell’Unità Pastorale di Sorrento ci siamo sentiti onorati e allo stesso tempo impacciati, vista la giovinezza della nostra famiglia. Ma con l’aiuto dello Spirito Santo e la spinta d’amore che ci muove a metterci a servizio della comunità, abbiamo pensato che fosse un momento di arricchimento per noi e un’opportunità per uscire, non solo fisicamente, dalla nostra nuova quotidianità domestica.
Ci siamo trovati a pregare e commentare un versetto della lettera di San Paolo ai Romani: “La carità non sia ipocrita” (Rm 12, 9).
Come sempre la parola di Dio è diretta, va subito al sodo e senza fronzoli trasmette un messaggio nuovo alle nostre vite ancora troppo affaticate e non sempre in grado di seguire quel Dio che continua a seminare bellezza.
Seguendo l’esempio di Maria: “Eccomi sono la serva del Signore” (Lc 1, 38) e l’esempio di Gesù: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. 15Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13, 14-15) abbiamo capito che amare vuol dire innanzitutto servire. Dunque, come vivere il servizio nella vita matrimoniale? Durante il nostro cammino da fidanzati abbiamo scoperto che essere sposi vuol dire contribuire alla salvezza dell’altro, servire l’altro affinché la sua vita sia salva. Vivere tutto questo a volte è estremamente faticoso, ma tendere a questa meta accompagna le nostre giornate anche se difficili e grigie.
Seguire Gesù e seguirne l’ esempio rimane la sfida più affascinante per una giovane coppia in cammino. Il dono di Gesù non si esaurisce nella celebrazione del sacramento del matrimonio, ma accompagna gli sposi lungo tutta la loro esistenza. Ce lo ricorda esplicitamente il Concilio Vaticano II quando dice che “Gesù rimane con i coniugi perché, come Egli stesso ha amato la Chiesa e si è dato per lei, così anche gli sposi possano amarsi l’un l’altro fedelmente, per sempre, con mutua dedizione” […].
Le parole di San Paolo ancora risuonano nelle nostre orecchie “La carità non sia ipocrita” (Rm 12, 9): l’amore è e non può non essere autentico, vero, trasparente, verace. L’amore, dunque, non può essere infondato.
In un’altra sua lettera San Paolo scrive “La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto” (1 Cor 13, 4-5). L’inno alla Carità di Paolo ci stupisce sempre in questi versi, perché ci fa capire che l’amore non è mai razionale e non tiene mai conto del proprio interesse e del male ricevuto, anzi l’amore vince il male con la potenza devastante del bene.
Il nostro cammino da sposi continua alla ricerca di quella Verità, di quella Bellezza, di quell’Amore in grado di stravolgere e rendere straordinarie le nostre esistenze.
La sfida rimarrà provare a vivere l’Amore in modo autentico, provare ad essere servi l’uno dell’altra, provare a stupirci, a rendere straordinario l’ordinario e provare a rendere feconda la nostra unione.
di Andrea e Ester Casa