Sì è concluso lo scorso 11 maggio il percorso di formazione per tutti i membri degli Istituti religiosi di Vita consacrata della nostra Diocesi .
Il tema fondamentale è stato il rapporto tra la Chiesa Diocesana e la Vita Consacrata secondo gli orientamenti pastorali “la compagnia degli uomini”. La compagnia degli uomini e tra gli uomini questo il liet motiv che ha accompagnato i tre incontri formativi magistralmente guidati dal Priore dell’Ordine dei Predicatori P. Francesco la Vecchia e da Padre Emanuele Bochicchio Provinciale emerito dei frati minori della provincia Salernitano-lucana dell’Immacolata Concezione.
Una vita consacrata vissuta nella Chiesa particolare e locale, tra la gente in ascolto non solo della propria vocazione e dei propri bisogni ma delle necessità del prossimo, prossimo di cui conoscere l’identità per accettarla nella sua diversità, senza alcuna pretesa e pregiudizio . Un percorso che per i consacrati può nascere solo da una scrupolosa attenzione alla formazione non solo dei fondamenti cristiani, ma del carisma e dell’impegno di uomini e donne di buona volontà, in fraternità , capaci e pronti alla donazione concreta e reale della propria vita.
Non si può certamente giungere ad essere seme che porta frutto se non si passa attraverso la passione, morte e resurrezione del Cristo. Il seme se non cade a terra e muore non porta frutto (Gv12,24).
Di questo ha bisogno la vita consacrata di oggi, morire alla tendenza individualistica con una vita fraterna umile e credibile , per rinascere e rifiorire nella novità di una nuova appartenenza alla Chiesa e all’Istituto . Abbiamo tutti bisogno di sentirci parte, abbiamo tutti bisogno di sentire parte della nostra esistenza quelli che sono più lontani … non avrebbe alcun senso donare la vita per la Chiesa restando poi al confine, sulla soglia della porta, forse ad ascoltare, forse a guardare, senza rendersi e sentirsi partecipi nell’impegno e nella testimonianza dell’amore di Dio che opera nella Chiesa e nel mondo .
È dunque necessario mettere a frutto quanto i Padri Conciliari ci hanno lasciato in eredità “con la professione dei consigli evangelici nella Chiesa (il religioso) intende liberarsi dagli impedimenti che potrebbero distoglierlo dal fervore della carità” (Lumen Gent. 44), il religioso, il consacrato libero da ogni vincolo umano per essere ancora più libero di donare amore incondizionatamente.
Il religioso deve saper accogliere l’altro per conoscerne la storia, la vita, porgergli la mano per rendersi amico e compagno di cammino perché “alle persone consacrate si chiede di essere davvero esperte di comunione e di praticarne la spiritualità, come testimoni e artefici di quel progetto di comunione che sta al vertice della storia dell’uomo secondo Dio.[…] Il senso della comunione ecclesiale, sviluppandosi in spiritualità di comunione, promuove un modo di pensare, parlare ed agire che fa crescere in profondità e in estensione la Chiesa. La vita di comunione «diventa un segno per il mondo e una forza attrattiva che conduce a credere in Cristo […]. In tal modo la comunione si apre alla missione, si fa essa stessa missione», anzi «la comunione genera comunione e si configura essenzialmente come comunione missionaria».” (Vita Consecrata n. 46).
I consacrati appartenendo totalmente a Dio con la vocazione all’amore povero, casto e obbediente, vivono nella comunità un’esperienza di vita fraterna che permette a ciascuno di farsi dono di comunione e realizzare la propria vocazione all’amore. Così vivendo, come città collocata sopra un monte o come lampada accesa sul candeliere, essi illuminano tutti coloro che sono in casa. La Chiesa ribadisce quanto sia importante il “signum fraternitatis,” che la vita consacrata ha come natura di vita . Il documento “Vita Consecrata”, in modo particolare, è un inno alla vita fraterna come profezia vivente della verità dei rapporti all’interno della comunità degli uomini. Si percepisce d’altra parte in molte occasioni che deve far parte del patrimonio genetico dei singoli che si affacciano alla vita delle nostre comunità religiose questo atteggiamento di fondo rispetto alla vocazione all’amore e alla visione di sé come dono. È esposta sicuramente all’insuccesso e al naufragio una comunità familiare o religiosa o presbiterale che non possa contare su questa scelta di fondo da parte dei singoli. E Dio solo sa quanto sia difficile e controcorrente. In questo periodo sono molti ad affrontare questo argomento. Sarà un buon segno? O forse non è la denuncia di qualcosa che non funziona come si vorrebbe? A noi consacrati compete sicuramente prendere atto che nella comunità cristiana diventa sempre più urgente ed essenziale ridare cuore, occhi, immagini che possano raccontare con nitidezza alle nuove generazioni che tutto questo è vero. Per questo motivo nessun carisma, nessuna vocazione è destinata a restare indietro, destinata a divenire sterile ma è, e resta, una ricchezza per tutta la Chiesa, arricchisce ed alimenta il tessuto della grande famiglia diocesana, perché le persone consacrate sono chiamate ad essere fermento di comunione missionaria proprio lì dove il Signore le pone tra la gente, in compagnia degli uomini.
La Commissione e il Vicario episcopale per la Vita consacrata
Nb : il prossimo 14 giugno 2019 alle ore 16,30 , il consiglio USMI , il consiglio CISM e la Commissione per la vita consacrata , si incontreranno a Vico Equense, ex seminario , con l’ Arcivescovo Francesco Alfano per un confronto e per la programmazione del nuovo anno formativo