La Gmg nell’Unità pastorale di Lettere-Casola: la gioia dell’unità

 “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 34-35).
 
Quando mi fu comunicata la notizia che la Croce della Pasqua dei Giovani di Capri 2013 sarebbe stata consegnata a noi dell’Unità Pastorale Lettere Casola cominciai a fremere. Una bella agitazione, sapete, di quelle che ti prendono interamente, nel corpo e nello spirito, e che quasi ti tolgono il riposo.
 
“Più grande è la sfida, più glorioso è il trionfo”. Sì, la nostra comunità aveva bisogno di un trionfo, aveva bisogno di vincere le paure, le chiusure. Quella Croce sfidava le croci di abbandono e sfiducia che anestetizzavano i giovani di Lettere e Casola: bisognava vincere le rotture, le divisioni, vincere i pregiudizi che smembravano fino all’osso la famiglia unitaria riducendola in brandelli chiamate “frazioni”, “paesi”, “parrocchie” divenute isole sperdute e lontane anni luce tra loro. Ecco che la Croce veniva ad alzare il tiro, a puntare in alto. Non bastava più il lavoro che i piccoli gruppi nelle loro ristrette realtà stavano compiendo, c’era bisogno di più…
 
Il desiderio di trionfo azzerava le paure. Non è esistita per un solo attimo l’ansia di non farcela, quanto piuttosto si respirava l’ansia di dare il tutto per tutto.
 
Insieme al traghetto che trasportava giovani e Croce partiva così un lungo anno di sogni e progetti: il primo passo fu proposto proprio nel viaggio di ritorno: la Via Crucis del Venerdì Santo, a sei giorni dall’ingresso della Croce nelle nostre vite.
 
Quella sera il paese guardò sfilare un centinaio di giovani silenziosi, raccolti a poco a poco lungo il percorso da Casola a Lettere, con qualcosa di indefinito nel cuore che assomigliava al desiderio di sentire un cambiamento.
Una strada che non è stata per niente facile, ma che spingeva il cuore dei ragazzi sempre più in alto: il campo scuola, i “tuffi”, le partenze, i ritorni, gli addii. Un anno ricco di grazia e di spine tra le mani, di semi seminati e di germogli germogliati, un anno di attese e di coraggi risvegliati e la proposta ai ragazzi di sporcarsi le mani per demolire i muri e costruire i ponti e vederli crescere sempre di più – e non parlo solo di numeri.
Questa è stata la strada di una serie interminabile e contagiosa di “sì” che ha riepilogato la nostra storia di unità nel percorso del seminatore, la realtà della nostra vita di unità che abbiamo ritrovata scritta al capitolo 8 di Luca e che abbiamo condiviso con i nostri fratelli della Diocesi mentre la Croce passava tra i solchi e irrigava la terra che Gesù rende fertile. Il trionfo è arrivato, non solo con il successo della manifestazione, ma in tutto quello che ha preceduto l’alba del 12 aprile 2014: il trionfo di vedere che la nostra Unità pastorale finalmente è risorta e diventata un giardino fiorito, con sassi e spine rimossi e tanto lavoro ancora da VOLER FARE INSIEME con l’entusiasmo di operai a tempo pieno-pieni d’entusiasmo, non più servi ignari dei bisogni della comunità ma amici attenti e disposti a dare il meglio.. Il trionfo di lasciarsi sconvolgere la vita dall’entusiasmo della Croce fiorita!
Ho fatto un’intervista a tradimento ad alcuni dei nostri ragazzi 🙂 il mio punto di vista non sarebbe completo senza il loro.
 
Martina Rosalba, educatrice ACR Casola: “Penso sia stata un esperienza molto entusiasmante soprattutto perché tutto il gruppo ha collaborato, nessuno è stato con le mani in mano, ognuno ha avuto la sua parte. Non ci sono stati momenti in cui mi sono annoiata, sono stata tutto il tempo impegnata… Vedere tutti quei giovani da ogni parrocchia è stato bellissimo soprattutto vederli a Lettere, una terra che è sempre stata poco valorizzata da questo punto di vista e che invece è stata una città accogliente, con grandi potenzialità soprattutto dal punto di vista paesaggistico: il Castello, il panorama. Insomma è stata davvero la più bella esperienza che io abbia mai vissuto”.
 
Giuseppe Coppola, giovanissimo Depugliano: “La festa della Pasqua dei giovani è stata una giornata indimenticabile, unica! Vedere tanti ragazzi accorrere per partecipare è stato stupendo e inoltre il rapporto di fratellanza che si è creato ha fatto si che tutti gli sforzi fossero ripagati. Io ho provato una gioia bellissima e soprattutto sono riuscito a fare amicizia con alcuni ragazzi della diocesi e della mia stessa Unità pastorale”.
 
Leopolodo Cinque, educatore ACR Casola: “Innanzitutto, voglio ringraziare Don Massimo, Don Aniello e Don Salvatore, che ci accompagnano nel nostro percorso da giovani e per i giovani, sul percorso che ci guida a Gesù e a conoscere noi stessi. Per quanto riguarda sabato, non ci sono parole, a fine giornata la gioia di quell’esperienza era tale da superare in grandezza anche la stanchezza (che era veramente tanta), è sempre bello confrontarsi con altri giovani, con cui si ha un qualcosa in comune che finalmente va ben oltre la play station, facebook ecc. , è un’emozione unica avere in comune con migliaia di giovani una persona, Gesù, che ci unisce tutti!! Un’esperienza unica, indimenticabile! Volevo dedicare due righe anche per la nostra Morena (una delle nostre amiche dell’Unità pastorale che sabato si sentì male, mentre faceva da accompagnatrice ad un gruppo, e fu portata in ospedale) ha una grande forza di vivere con la quale affronta gli ostacoli che la vita le presenta, emozionando così anche le nostre vite”.
 
Carmela Fattorusso, animatrice Giovanissimi Orsano: “Per me è stato un onore partecipare a questo evento e mi sono sentita parte di qualcosa di importante, di grande…qualcosa di molto più grande ed importante di quella che è la mia vita in questo momento… Ero finalmente felice, allegra, commossa e allo stesso tempo mi sentivo piccola, lontana da quella croce che ho portato insieme ai miei ragazzi durante tutto il tragitto…un tragitto strano (almeno per me) perché, a differenza delle altre volte, non sentivo la necessità di guardarmi intorno, era la croce che mi guidava e mi faceva pensare a tutte le mie paure, a quelle che mi tengono sveglia la notte, a tutte le cose che vorrei per i miei figli, per i miei giovanissimi e ho sentito in me la voglia di fare di più, di migliorarmi, di esserci sempre! Sono orgogliosa dei miei ragazzi, di questo gruppo nato da qualche anno che ho tenuto insieme a fatica e al quale ora grazie a don Massimo stiamo dando delle basi. Gli sono grata ai miei ragazzi per aver partecipato, per aver portato la croce, per essersi messi in gioco senza lamentarsi o scocciarsi. È stato davvero un cammino “dalla Croce alla Risurrezione”, almeno per me, perché ora so che voglio continuare, nonostante a volte io debba preparare la cena in 3 minuti o trascinarmi le pesti, i miei figli, all’incontro. Nonostante tutto io voglio esserci e finché Dio me ne darà la forza io ci sarò! È proprio vero, quello che abbiamo trasportato è legno vivo!!!”.

 

di Antonietta PALUMMO