La Madonna di Trapani nella Basilica di San Michele Arcangelo di Piano di Sorrento

Infine vi è la cappella, che è la prima a destra nell’entrare, detta dei Marinari, con altare dedicato a Santa Maria di Trapani, la cui statua è contenuta in una nicchia. S’ignora l’origine di tale devozione; ma deve presumersi che sia stata importata qui dagli stessi nostri marinari, i quali, frequentando la Sicilia, ebbero modo di venerare, nella città di Trapani, la caratteristica Madonna di scuola pisana.

Così si legge alle pagine 32-33 del libretto “Memorie storiche della chiesa di San Michele Arcangelo in Piano di Sorrento” edito nel 1935 a cura di Francesco De Angelis e Tommaso Maresca dalla Casa Editrice D’Onofrio di Sorrento.

In effetti, allo stato attuale, non è possibile stabilire l’epoca precisa in cui la devozione alla Madonna di Trapani fece la sua comparsa nella chiesa di San Michele; possediamo però un termine ante quem  che ci può orientare. Dalla Santa Visita Pastorale del 1650, attenta e circostanziata, di Monsignor Antonio Del Pezzo arcivescovo di Sorrento, si apprende che l’altare era stato concesso a Vincenzo e Giacomo Aniello Cacace e che era spoglio e senza immagine alcuna e sopra di esso prospettava il coretto da cui le monache del contiguo monastero potevano ascoltare le predicazioni che avvenivano nella chiesa: Sequitur ultimum altare concessum Vincentio Cacace et Jacobo Anello Cacace. Est denudatum omnibus et sine icona. Supra illud chorus ligneus cum cancellis uso monialibus contigui monasterii ad quem patet archus supra viam publicam ad usus fabricae.

Il termine post quem può essere costituito dalla Santa Visita Pastorale del 1732 di Monsignor Ludovico Agnello Anastasio, arcivescovo di Sorrento, nella quale si riferisce che l’altare è dedicato alla Madonna di Trapani, appartiene alla famiglia Cacace e si ordina di fare la Croce e indorare i candelieri ed i vasi per i fiori.

La Santa Visita Pastorale di Monsignor Gabriele Papa del 1825 ci informa che in quell’epoca la Madonna di Trapani riscuoteva una grande venerazione da parte dei Carottesi, tanto che era stata realizzata una copia della statua in cartapesta per esporla sull’altare maggiore durante la festa: … e dal Canonico curato si soggiunse che di questa statua vi era un duplicato in carta pesta  per esporla sopra l’altar maggiore nella seconda domenica di novembre, giorno del patrocinio della Vergine, in cui se ne celebra la festa con molto concorso per la gran divozione che quella popolazione nutrisce verso la Madonna sotto questa invocazione.

Successivamente, Monsignor Francesco Saverio Apuzzo, arcivescovo di Sorrento, nella sua Santa Visita Pastorale del 1856, riporta quanto segue: Entrandosi dalla porta grande della chiesa, il primo altare che si incontra a man dritta nella nave laterale è quello della Vergine di Trapani di cui se ne celebra la festa nel mese di novembre di ciascun anno, sotto il patrocinio della Vergine, dalla chiesa (cioè a spese della parrocchia). Quest’altare era di patronato della famiglia di Orazio Cacace, poi, per eredità, della famiglia Andretta. Esso è di marmo e in ottimo stato con una conetta nel muro entro di cui si conserva una statua della Vergine di Trapani. Avanti del medesimo vi è una sepoltura di marmo bianco. Pesi addetti a questo altare: sono messe numero 26 che si soddisfano dalla Collegiata mercè istromento del 2 maggio 1750 per notar D. Michelangelo d’Orsi. Si mantiene a spese della chiesa per essersi estinti i patroni.

Dalla stessa Santa visita si apprende che nella chiesa e nei locali attigui vi erano due statue di San Michele, due dell’Ecce Homo e due della Madonna di Trapani.

L’ultima Santa Visita Pastorale che prendiamo in considerazione è quella del 1888-92 di Monsignor Giuseppe Giustiniani arcivescovo di Sorrento che ripete sostanzialmente le cose già riferite dai suoi predecessori ed aggiunge una notizia preziosa: …dinanti all’altare si vedono sempre divoti che pregano.

La devozione alla Madonna di Trapani ha origine nella città siciliana in epoca medioevale e si concentra intorno alla statua marmorea della Vergine in stile gotico-pisano venerata come patrona.

Secondo la tradizione un vascello naufragò nei pressi della costa e la statua della Vergine, che si trovava a bordo, cadde in mare. Ritrovata dai pescatori, fu messa su di un carro trainato da buoi perché essa stessa decidesse in quale chiesa fermarsi; il carro si fermò davanti alla chiesetta dei Padri Carmelitani che la accolsero con gioia e successivamente edificarono una grandiosa chiesa in suo onore. La festa si celebra il sedici agosto ed è preceduta da una quindicina molto sentita dai Trapanesi che ogni giorno si recano a pregare nel suo santuario posto poco fuori il centro cittadino; il giorno della festa una solenne processione reca la statua della Madonna per le principali strade della città.

Copie della statua della Madonna di Trapani si diffusero in tutta la Sicilia, nei centri costieri del Mediterraneo e, soprattutto, nella parte meridionale della Spagna dove viene invocata con il titolo di Vergine Bianca; quella venerata nella basilica di San Michele a Piano fu probabilmente realizzata a Trapani nella prima metà del Settecento, è di stucco bianco con dorature, pochi tocchi di colore ed è alta circa un metro e venti. Essa poggia su una base su cui è dipinto lo stemma della famiglia Cacace che è cosi descritto in araldica: troncato, nella parte superiore una mezzaluna tra due rose, nella punta a tre bande. Lo stemma si trova riprodotto sulla chiave dell’arco di alcuni portoni del centro storico di Piano e, in particolare su due portoni di Via Santa Margherita (poco prima del suo sbocco in piazza Cota) e su uno di Via Traversa San Michele (di fronte alla biblioteca comunale); da quelli più antichi si desume che la mezzaluna in origine non era altro che la C iniziale del cognome. Altri stemmi simili si trovano su portoni di antiche case di Meta nel cui territorio vi è anche un Vico Cacace. Gli esponenti di questa famiglia erano commercianti e piccoli armatori e dalle loro attività derivava un certo benessere che li faceva vivere nell’agiatezza; nella chiesa di San Michele avevano il patronato, oltre che dell’altare della Madonna di Trapani anche dell’altare di Santa Margherita che è quello attualmente dedicato al Sacro Cuore di Gesù.

E’ anche interessante notare la presenza da molti secoli in Penisola Sorrentina e, in particolare, tra Meta e Piano del cognome de Trapani, poi semplificato in Trapani, che denuncia la presenza di individui provenienti dalla Sicilia per la grande ed arcaica via del mare da cui tutto si importa nelle terre costiere.

Don Pasquale Vanacore
Ufficio Beni Culturali, Arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia