La Settimana Sociale di Cagliari: tiriamo le somme

Proposte tecniche per le cariche politiche e obiettivi mirati per gli uffici pastorali

Il lavoro che vogliamo è un lavoro incentrato sulla persona, il vero capitale della società. Un lavoro attento all’educazione civile, un lavoro dove la societa, la chiesa e i preti entrano in rete. Il lavoro che non vogliamo è un lavoro che priva l’uomo della sua dignità, un lavoro immorale, un lavoro che pensa al bene dell’individuo e non della collettività. Questi alcuni dei punto cardini e delle riflessioni venute fuori in questè giornate a Cagliari. Si chiude oggi, la Settimana Sociale dei Catitolici Italiani e nel cuore di molti, giovani e non alla prese con bagagli e trolley da chiudere, arde la speranza di vederne presto i frutti. Numerosi gli interventi che si sono susseguiti sul grande palco. La presenza del Premier Gentiloni ha entusiasmato l’intera sala. Il Presidente del Consiglio ha lasciato un messaggio chiaro: per essere più forti è neccessario rafforzare le proprie identità, quelle più dolci e tenere, quelle a cui siamo più legati. Interessanti spunti di riflessione anche nelle parole del pedagogista Johnny Dotti, il quale ci ha ricordato che il fine ultimo dell educazione restano le viritù e che l unico modo per generare valore è correre il rischio ed inviare le persone a fare altrettanto. Mirella Maturo, campana d.o.c., ha invece spinto sul concetto di un lavoro che non sia violento. Tre sono state le proposte tecniche per l’Europa a conclusione di queste giornate, riportate alle cariche politiche. Il Monsignor Santoro, Presidente del comitato scientifico della Settimana Sociale e vescovo di Taranto ha comunicato al termine del convengo i tre punti su cui lavorare per il dopo Cagliari: il rilancio di Policoro, la creazione di una commissione pastorale sociale all interno degli ufficio diocesano, ed il continuo operato di cercatori di lavoro.
I delegati della diocesi Sorrento – Castellammare fanno rientro come tutti gli altri, consapevoli che adesso c’è tanto da fare, ma pronti a mettersi in gioco per il futuro dei giovani.