Lourdes: catechesi dell’arcivescovo a la Citè St. Pierre

“Come si può parlare di gioia quando siamo chiamati alla conversione? Oggi abbiamo avuto già una risposta in un luogo dove tutto parla di carità amore, carità dono, carità condivisione. Tutto è possibile se ogni persona esce un po’ da sé e va incontro all’altro”. Lo ha detto oggi pomeriggio mons. Francesco Alfano, nella catechesi a la Citè St. Pierre, dove i pellegrini si sono recati per i festeggiamenti per i 25 anni dell’Opera diocesana pellegrinaggi. “La gioia della conversione esige l’incontro – ha precisato l’arcivescovo -. Non si può amare senza fare esperienza concreta di incontro. Ce lo hanno raccontato le volontarie della Citè, la storia di questi 25 anni dell’Opera diocesana pellegrinaggi, lo sa bene ognuno di noi. Quello che ha caratterizzato l’esperienza di fede di Bernardette è che lei si è aperta, ha accettato di incontrare. Di fronte a questa signora così bella, Bernardette si è lasciata prendere dalla curiosità. Quando la Signora non ha detto il suo nome, la fanciulla ha accettato di approfondire il rapporto. Questo è l’amore, non la superficialità, non il sentito dire, non il pregiudizio, ma un rapporto continuo nel tempo, vero, capace di aprire il cuore all’altro. Dio fa così con noi”. E “Bernardette ne ha fatto esperienza. Il suo amore è cresciuto grazie agli appuntamenti con la Signora, che le chiedeva: ‘Volete farmi la grazia di venire per 15 giorni’. Perché 15 giorni? Non è stato facile per Bernardette perseverare, ma l’incontro per essere vero richiede la fedeltà. Ma com’è difficile dopo i primi entusiasmi. L’incontro per riempire la nostra vita e consentirci di imparare ad amare richiede un esercizio di fedeltà”.
Ecco “la carità che Dio ci chiede e che può cambiare la nostra vita – ha proseguito il presule – se siamo disposti a crescere aspettando il risultato. Certe volte ci scoraggiamo un po’ perché i risultati del nostro impegno non rispondono alle nostre attese”. Allora, “ci chiediamo: ma chi me lo fa fare?”. Ma, ha avvertito il nostro pastore, “questa è una tentazione contro l’amore, contro la carità. Dio ci ama al punto tale che continua a venire incontro a noi anche quando non gli rispondiamo. Ecco il vero amore: esige non solo la fedeltà, ma anche la fiducia”. Così Bernardette “ha cercato di capire, ha intensificato la sua fede, ha coinvolto la famiglia e il parroco e poi ha capito che il Signore le chiedeva attraverso il sacrificio di andare incontro a tutti. E ancora l’esperienza che ha fatto in convento da suora non solo con la sofferenza fisica ma anche con l’offerta di non vedere più la sua grotta”.
Per l’arcivescovo, “Lourdes anche per noi oggi è un’occasione di incontro fraterno. Se non ci incontriamo e ci riconosciamo come fratelli, come possiamo accogliere il Signore? Che bello spendere la vita amando, ma quanto è difficile lo sa ognuno di noi. Se ognuno di noi dice il suo sì a Dio in questi giorni, deve continuare a dirlo sempre”. Insomma, “deve essere il sì della vita. Le testimonianze sono state eloquenti ed efficaci: incontro nell’altro la presenza di Dio, anche l’altro che sembra invisibile perché la nostra società e talvolta la nostra Chiesa lo ha scartato, come ci dice Papa Francesco”. Di qui l’invito ad andare incontro a tutti quelli che il Signore ci mette davanti: “Vivremo la carità, saremo un po’ più felici, ci prepareremo per quella felicità che Bernardette che ha ricevuto anche lei come promessa per il futuro”. E sarà per sempre “perché l’amore di Dio non ha tempo”.