Messa in Coena Domini

Con la Messa in Coena Domini, celebrata dall’arcivescovo Francesco Alfano nella cattedrale di Sorrento, giovedì 17 aprile, è iniziato il Triduo pasquale. “Questa celebrazione – ha detto a inizio della Messa il presule – ci riporta nel Cenacolo dove Gesù, dopo il gesto della lavanda dei piedi, ci ha chiesto di fare come Lui”.

Moltissimi fedeli hanno partecipato alla celebrazione, che ricorda appunto il gesto di Gesù verso i discepoli nell’ultima cena della sua vita, che volle condividere con loro. “I discepoli amavano Gesù, erano rimasti colpiti da come li aveva guardati dal loro primo incontro. Non avrebbero voluto lasciarlo mai – ha ricordato l’arcivescovo nell’omelia -. E anche nell’ultima cena della vita di Gesù i discepoli erano a mensa con Lui”. Quella sera “erano radunati per rivivere la Pasqua, ma quello che fece Gesù cambiò per sempre la loro vita”. Il gesto che si rivive nella Messa in Coena Domini “non è solo un ricordo o nostalgia”. Vuol indicare che “noi siamo amati da Gesù uno per uno”. E quel che disse, quando prima prese il pane, recitò la benedizione e lo spezzò, poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, “trasformò la vita dei discepoli, ma raggiunge anche noi: ci ha donato il suo corpo e il suo sangue, non ha tenuto niente per sé. Ha donato tutto per i suoi discepoli di tutti i tempi”. Con la nostra partecipazione alla Messa in Coena Domini “vogliamo dire grazie per un dono così grande, talmente grande che non riusciamo a comprender fino in fondo”. Il Signore “ci vuole bene, infinitamente di più di come siamo capaci di fare noi”.

Proprio per farci capire “la passione di Dio per ogni uomo, Gesù tolse le vesti come facevano gli schiavi, mise il grembiule e si abbassò a lavare i loro piedi. Con l’umiliazione del servo e l’amore di una mamma”. In realtà, “non è facile abbassarsi. Solo Dio sa farlo”. Questo dimostra “quanto ci ama Dio”. Questo gesto che viene chiesto anche a noi di fare mostra “l’amore di Dio che si china su ciascuno di noi”. La lavanda dei piedi, dunque, non è “una scena teatrale”, ma ci fa capire che “Dio ci ama così”. Anche l’Eucaristia domenicale non si deve vivere come una tradizione o un rito, perché lì si manifesta “Dio che ci ama con una tenerezza infinita”.

Gesù, dopo aver lavato i piedi ai discepoli, dice che dobbiamo imparare da Lui. Ed effettivamente “se impariamo da Lui, cambierà la nostra vita, quella delle nostre famiglia, la società intera, perché l’Eucaristia è la forza di Dio che raggiunge ogni angolo della terra”. “Dio – ha aggiunto mons. Alfano – si abbassa e chiede di fare altrettanto a tutti, a partire dal vescovo e dai sacerdoti. Nessuno è dimenticato da Dio. Il comandamento che ci ha dato è quello dell’amore reciproco, che si fa piccolo e concreto”. Ognuno, ha concluso il presule, “può donare un po’ dell’amore ricevuto agli altri. Così renderemo il mondo più bello”.

Dopo l’omelia, il gesto della lavanda dei piedi per ricordare quello che fece Gesù nell’ultima cena. L’arcivescovo ha lavato e baciato i piedi di dodici diversamente abili, tra i quali alcune ragazze. Al termine dell’Eucaristia, le ostie consacrate sono state riposte nell’altare della riposizione. Ed è calato il silenzio in chiesa. Silenzio che proseguirà fino alla veglia di Pasqua.

 

di Gigliola ALFARO