Mons. Alfano: “Alla scuola dei Santi di tutti i tempi”

Domenica 1° novembre, solennità di Tutti i Santi, ci presenta il passo del Vangelo secondo Matteo delle Beatitudini:

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

 «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

 Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.

 Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.

 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

 Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Su questo passo del Vangelo ci offre un pensiero il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:

“La festa di tutti i Santi è accompagnata ogni anno, nella liturgia, dal brano delle Beatitudini, che leggiamo accompagnati, illuminati e incoraggiati da tanti fratelli e sorelle che ci hanno preceduto, che vivono con noi e che seguono il Signore fino in fondo. Gesù ha proclamato le Beatitudini avendo davanti a sé una grande folla e i discepoli che cominciavano a seguirlo, affascinati dalla Sua persona e del Suo messaggio.

Da allora ad oggi quante persone, quante storie di santità. Ascoltare oggi le Beatitudini significa per noi recuperare una dimensione contemplativa della vita, aprirsi alla speranza, capire questi segni che il Signore non fa mai mancare. Uomini e donne di ogni cultura, di ogni età, di ogni stato sociale, che hanno preso sul serio – e questo succede anche oggi – la Sua parola perché hanno scoperto nel rapporto con Gesù la vera gioia. I miti, i poveri, gli afflitti, perseguitati, gli affamati di giustizia, gli umili, i misericordiosi, i pacifici: tutte persone che sono sotto i nostri occhi. Sono molti di più di quelli che noi riusciamo a conoscere, sono fratelli e sorelle non solo di noi cristiani, ma dell’intera famiglia umana. Ci fanno guardare al futuro con fiducia e ci fanno assumere le nostre responsabilità dinanzi all’impegno così grande di trasformare la convivenza umana in una solidarietà forte, ancor più in una relazione fraterna: la grande famiglia dei figli di Dio.

Gesù non è venuto solo per alcuni o per indicare un ideale irraggiungibile, una pura ipotesi per nulla praticabile. No, Gesù è venuto per inaugurare un tempo straordinario di grazia che certo non ci fa chiudere gli occhi sulle terribili sciagure e le tremende condizioni in cui vive tanta gente ad ogni latitudine. Questi fratelli e sorelle, che hanno raggiunto la perfezione dell’amore con la propria vita, in un modo o nell’altro, c’invitano a guardare avanti da una parte e ad assumere la nostra responsabilità dall’altra. Possiamo essere beati anche noi, possiamo condividere un cammino verso la beatitudine non arrendendoci a quanto è sotto i nostri occhi, ma trasfigurando la realtà con l’unica fondamentale certezza: Dio ci ama, è misericordioso ed è sempre dalla parte dell’uomo”.