Mons. Alfano: “Gesù è la nostra gioia”

Domenica 26 luglio – XVII Domenica del Tempo Ordinario – ci presenta un passo del Vangelo di Giovanni:
 
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
 
Su questo ci offre un pensiero il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano: “Dinanzi alla moltiplicazione dei pani che tutti i Vangeli ci presentano rimaniamo incuriositi e siamo invitati ad andare in profondità. Sono tanti gli elementi che quasi ci smarriamo. Com’è importante questo evento nella vita di Gesù e anche nella nostra. La folla lo segue anche se non ha chiare le idee sulle motivazioni del Maestro; i discepoli fanno i conti con i loro desideri, ma anche con le loro forze: non saranno capaci di dare da mangiare a tanta gente, nemmeno se avessero più danaro; il ragazzo che ha solo cinque pani d’oro e due pesci e fa tenerezza e rimanda all’impotenza dei discepoli e anche nostra dinanzi alle grandi sfide. Come rispondere alle esigenze dei fratelli? Come offrire il cibo e tutto quello che può rendere la vita bella, dignitosa e capace di affrontare ogni ostacolo? Come prenderci noi cura di chi ci sta accanto, dei poveri, dei bisognosi, di quelli che sono alla ricerca di senso, di un’umanità sofferente? Non ce la faremo mai. Cinque pani d’orzo e due pesci. Gesù ancora una volta e soprattutto in questa occasione capovolge la nostra prospettiva. Proprio ciò che in una logica completamente terrena è assolutamente insufficiente viene valorizzato. Gesù prende, alza gli occhi al cielo, ringrazia per il poco che abbiamo, non tiene per sé chiudendo gli occhi ai bisogni degli altri, Lui divide quel poco che c’è. Mentre condivide fa spazio agli altri e il cuore e le mani si aprono per tutti. Il cerchio si allarga e nessuno è escluso. È il miracolo della comunione, che nasce dalla condivisione e che diventa attenzione e dono, apertura e accoglienza, capacità di andare oltre ogni apparenza e logica umana. È il miracolo di Dio che mette nelle nostre mani quel poco che abbiamo, ma che lo rende capace di sfamare e di rispondere alle esigenze di tutti. Che dono grande è Gesù per noi: Lui è il pane che dobbiamo dividere, Lui è il senso forte della nostra esistenza, Lui è il viatico per il nostro cammino, Lui è la gioia non slo per i nostri cuori ma per questo mondo assetato di felicità”.
 

XVII Domenica del Tempo Ordinario 26 luglio 2016

Mons. Alfano: “Gesù è la nostra gioia”

Posted by Arcidiocesi Sorrento – Castellammare di Stabia on Venerdì 24 luglio 2015