Mons. Alfano: “La logica del Regno di Dio non è la nostra”

Domenica 14 giugno 2015 – Domenica XI Tempo Ordinario – ci presenta un passo del Vangelo di Marco:
 
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
 
Su questo ci offre un pensiero il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano: “Gesù parla del Regno di Dio e chiaramente non lo può descrivere come qualcosa che abbiamo sotto gli occhi. Le sue parabole ci introducono al mistero con delle immagini suggestive, che rimandano alla vita di ogni giorno, alla natura, al campo, al seme, all’agricoltore. Sono immagini che ci consentono di penetrare intuendo la bellezza, la grandezza di questo Regno di Dio, nel quale siamo immersi anche noi.
Lasciamoci anche noi guidare dalle parabole di Gesù. C’è un uomo che getta il seme, che pian piano cresce fino a essere pronto per essere colto. Così è il Regno di Dio: è un invito alla fiducia, a prendere coscienza di ciò che non vediamo, ma che accade. Dio agisce nella nostra vita, ci guida, conduce la storia al suo compimento, al raccolto maturo dei frutti. Fidarsi di Dio è importante senza tirarsi indietro, assumendosi le proprie responsabilità. La fiducia non è un lavarsi le mani, è un compiere tutto ciò che appartiene alla nostra vita, ma a un’unica condizione: non siamo soli. Il fondamento delle nostre azioni è Dio stesso.
L’altra parabola è dedicata al granello di senape, il seme più piccolo, che però diventa un albero più grande degli altri. Qui siamo ancor più provocati. La nostra logica ci porterebbe a misurare le azioni dal loro risultato. Tante volte facciamo così, anche vedendo quello che accade nel mondo: cosa fa la Chiesa? Se siamo numerosi, se siamo capaci di farci sentire, se otteniamo successo, allora sì che il Regno di Dio avanza. Non è così: il Regno di Dio ha un’altra logica, ha la logica dei piccoli numeri, del nascondimento, della non appariscenza. Non ci si deve imporre perché Dio non si impone, Dio entra e pian piano accompagna il cammino di crescita con la sicura certezza che alla fine potremo godere in Lui del Suo amore. Le parabole ci portano altrove partendo dalla nostra vita, ci consentono di continuare il cammino senza tirarci indietro, ma con la certezza assoluta e forte che Dio ci guida e ci assicura il risultato: la comunione piena con Lui”.
 

XI Domenica del Tempo Ordinario 14 giugno 2015

Mons. Alfano: “La logica del Regno di Dio non è la nostra”

Posted by Arcidiocesi Sorrento – Castellammare di Stabia on Venerdì 12 giugno 2015