Mons. Alfano: “Presentiamoci davanti a Dio senza la maschera”

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

 
La III Domenica di Quaresima, 8 marzo, ci presenta un passo del Vangelo di Giovanni:
 
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
 
Su questo ci offre un pensiero il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano: “Entriamo nel vivo del cammino quaresimale, aiutati dal Vangelo di Giovanni. Rimaniamo immediatamente sconcertati per questa scena di Gesù nel tempio, che Egli ama, ma nel quale compie dei gesti che noi cogliamo come imbarazzanti, ma che ai suoi tempi vengono colti immediatamente come profetici. Non può il tempio essere trasformato in una casa di mercato. Ci deve colpire, allora, il gesto profetico con cui Gesù decisamente purifica la casa di Dio e, quindi, dà un senso nuovo e autentico al culto. Un messaggio forte anche per noi: cogliamo un invito fortissimo e radicale a riflettere su come viviamo il culto, non solo quando ci raduniamo nelle nostre chiese, ma quando preghiamo. Quando ci mettiamo davanti a Dio, ci presentiamo per quello che siamo o utilizziamo il rapporto con Dio per ricavarne qualche vantaggio personale, sociale o anche religioso? Con Dio non ci può essere un rapporti di scambio commerciale. Gesù ci ha educato, con la sua vita prima ancora che con le parole, ad avere un rapporto vero con Dio che passa per il nostro corpo, per la nostra carne, per la nostra storia. Ecco perché al popolo che ascolta e ai capi che restano scandalizzati e chiedono con quale autorità Egli fa queste cose Gesù parla del Suo corpo: ‘Distruggetelo, lo risusciterò’. La Quaresima ci mette di fronte alla verità di noi stessi, che va compresa e purificata da tante scorie, e a un rapporto autentico con Dio. Presentiamoci a Lui come siamo: fragili, deboli, bisognosi di perdono, appesantiti da tante cose che non vanno. Presentiamoci a Lui senza maschere, senza apparenze, che ci rendono diversi da quelli che in realtà siamo. Non nascondiamoGli nulla, così impariamo a essere autentici anche tra di noi, diventeremo più lineari, più trasparenti, pronti ad accogliere il dono che Egli ci fa: il Suo amore pieno che risplende nella Pasqua di Gesù”.