Mons. Alfano: “Annunciatori e testimoni della misericordia infinita di Dio”

Domenica 6 marzo – IV Domenica di Quaresima – ci presenta un passo del Vangelo di Luca:
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Su questo passo di Vangelo ci offre una riflessione il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
“Un padre e due figli. Così Gesù racconta la nostra storia e il nostro rapporto con Dio, con questa parabola che è tra le più note e commoventi. Ci racconta di Dio e del suo amore incompreso nei nostri confronti. Nessuno dei due figli ha compreso l’amore del padre. Il più giovane scappa di casa, pretende l’eredità, vuole vivere lontano dal padre ritrovandosi poi senza nulla. Quando ha perso tutto, ritorna nel suo cuore l’immagine del padre che non si può cancellare. Non si considera più suo figlio, vuole essere considerato solo un servo come gli altri garzoni, torna a casa spinto dal bisogno di cibo, non ha recuperato il suo rapporto con il padre. Peccato! Ci riuscirà? Non dipende da lui.
Il fratello maggiore, che resta in casa e rispetta le regole, porta nel cuore la stessa drammatica incomprensione. Non si sente amato. Non ha mai fatto festa perché il padre non gliene ha mai dato la possibilità. Vede il padre come uno che s’impone, esige, come un padrone più che un padre e quando arriva il fratello e si fa festa, non ha la forza né di fare festa né di accoglierlo come fratello che aveva perduto, ma che è stato ritrovato. Butta tutto in faccia al padre: incomprensione totale e chiusura nei confronti del fratello, ma soprattutto del padre.
Due figli che non hanno capito nulla dell’amore del padre. Un amore sconvolgente che Gesù descrive nei dettagli: un padre che rispetta nella libertà, che attende con fiducia, che intravede da lontano, che per le sue viscere di tenerezza corre incontro, abbraccia, restituisce la dignità, f festa, esce fuori per convincere anche l’altro fratello. È un racconto che come un fiume non si ferma più: così è l’amore misericordioso del padre. La Quaresima ci mette dinanzi alla nostra fatica. Dio continua ad amarci anche se non riusciamo a comprenderlo. A noi, che abbiamo incontrato Gesù e facciamo esperienza quotidiana di quest’amore misericordioso, è chiesto di annunciarlo con la nostra vita, di fare festa, di costruire rapporti fraterni. Accoglieremo l’amore del Padre se ci abbracceremo da veri fratelli. Annunciatori e testimoni della misericordia infinita di Dio”.

IV Domenica di Quaresima 06 marzo 2016

Mons. Alfano: “Annunciatori e testimoni della misericordia infinita di Dio”Riprese realizzate nella Parrocchia San Bartolomeo Apostolo, grazie per l’accoglienza.

Pubblicato da Arcidiocesi Sorrento – Castellammare di Stabia su Venerdì 4 marzo 2016