Mons. Alfano: con gli ammalati avere la sapienza del cuore

L’11 febbraio la Chiesa celebra la Giornata mondiale del malato. “Sapientia cordis. ‘Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo’” è il tema scelto da Papa Francesco per il Messaggio della Giornata 2015. “Il tema di quest’anno della Giornata del malato è molto accattivante – osserva il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano – perché rimanda a un’esperienza di fede intensa – si rifà a un’espressione della Scrittura, la Sapienza del Cuore – e, allo stesso tempo, a un’esperienza umana molto forte”.
“Il cuore rappresenta la persona. Una persona sapiente, saggia, una persona che sa dare il senso giusto alle cose”, aggiunge, chiarendo che questo “nella fede è il disegno di Dio, che ci vuole liberi, felici, pieni di vita”. Eppure ci sono tante malattie, non solo fisiche: “Oggi ce ne sono tante psichiche, morali, tante dipendenze. In fondo, ogni persona porta con sé qualche debolezza, una fragilità, ma per alcuni questa situazione è vissuta in modo particolarmente intenso”. Di più: “La malattia può essere considerata un po’ come una minaccia alla vita bella e buona a cui siamo chiamati, che desideriamo vivere e che Dio ci dona”. Allora, spiega mons. Alfano, “la sapienza del cuore significherà non perdere di vista il senso più profondo della nostra esistenza quando tutto si fa buio e quando si rimane soli. Nella fede questo significa invocare, supplicare, pregare”.
Rispetto a chi è nella malattia e nella prova, il primo atteggiamento da vivere è “la vicinanza”, “non permettendo che una persona che è segnata dalla sofferenza resti sola”. Questo, per il nostro arcivescovo, “è un grande impegno della società e della Chiesa”. Non a caso ogni anno si celebra una Giornata mondiale del malato: “Noi viviamo la Giornata del malato pensando al nostro impegno, per essere accanto a ognuno singolarmente preso”, precisa il presule.
Ma di che tipo di vicinanza parliamo? “Vicinanza può anche significare che vengo, presto un servizio e me ne vado e l’altro resta ancora più solo di prima – evidenzia il nostro pastore -. La frase che è ripresa nel messaggio del Papa, che si rifà a una frase di Giobbe, è straordinaria: io vengo perché posso essere per te, almeno in parte, quello che ti manca: Giobbe lo dice facendo riferimento ai giorni felici. ‘Ero occhi per il cieco, piedi per lo zoppo’. Significa: mi integro con te, non vengo per l’assistenza, non vengo a darti qualcosa che è mio facendolo pesare. Entro dentro di te, perché io e te siamo una sola cosa. Il messaggio è profondo e rimanda a una dimensione spiccatamente religiosa. Siamo figli dell’unico Dio, siamo membra di un unico corpo”. Il tutto, però, rimanda “anche a una dimensione profondamente umana. Non siamo solo simili, siamo dello stesso genere, della stessa famiglia, ci apparteniamo. Il mio essere in te e con te significherà non solo condividere per un momento, ma entrare dentro la tua storia e partecipare”.
“La partecipazione – avverte mons. Alfano – non è una cosa facile e non si improvvisa. Si tratta anche di educarsi e educare. Pensiamo al volontariato, alle forme di servizio che si possono offrire, a questo supplemento di umanità che ci deve essere”. Questo riguarda, da una parte, “l’ammalato che è chiamato a vivere questa condizione come qualcosa che appartiene all’esperienza umana”; dall’altro, “chi gli deve stare vicino per vivere insieme questa difficoltà”.
“La nostra vita è così, il problema si fa veramente grande. Siamo limitati, eppure oggi non si vuole parlare più del limite e della morte, ci camuffiamo, anche da anziani facciamo finta di essere giovani – afferma il nostro arcivescovo .. Il mito della giovinezza eterna sembra diventato l’idolo a cui ci inchiniamo tutti. Invece, guardare in faccia la realtà, che è pesante e fa soffrire, e non da soli, scoprendovi un senso più profondo è il grande messaggio della Giornata del malato che cerchiamo di accogliere e di tradurre anche in scelte concrete e diffuse. È un po’ quello che Papa Francesco ci chiede di vivere quando ci dice di avere attenzione per gli anziani. Attenzione per quello che ci possono dare in un momento difficile della loro vita, dove, però, possono essere aiutati a fare sintesi”. Ma anche “attenzione agli scarti. Gli scarti sono quelli che non producono più, sono quelli che non contano più e ce li dimentichiamo perché non li vediamo neppure più”.

di Gigliola ALFARO