Mons. Alfano: Condividiamo con gli altri l’attesa del dono dello Spirito.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo gior­no, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia
e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:

Nella festa dell’Ascensione ascoltiamo le ultime parole che Gesù consegna ai suoi discepoli, secondo il Vangelo di Luca, sono parole, non solo di consolazione, di rivelazione; è Gesù che rimanda al mistero centrale del suo stare in mezzo a noi, la morte, la risurrezione, il dono dello Spirito che ha promesso ai discepoli, con una consegna: essi dovranno testimoniare. Loro hanno visto, hanno sperimentato, la loro vita è cambiata. Gesù chiede ai discepoli di non rimanere in silenzio, ma di portare a tutto il Vangelo della vita che hanno non sono potuto comprendere, ma anche toccare con mano nella loro stessa storia. Di questo voi siete testimoni, Dio è intervenuto nella vita di Gesù. Una condizione indispensabile per ricevere il dono dello Spirito sarà: rimanere legati all’ambiente, al luogo, alla comunità nella quale essi sono stati chiamati. Restate in città, questa parola così significativa e forte che rimanda non più alla paura degli apostoli chiusi nel cenacolo e intimoriti per quello che poteva succedere loro, ma alla condizione di persone che condividono con gli altri l’attesa del dono dello Spirito e così si conclude il Vangelo con Gesù che li porta fuori verso Betania con un gesto sacerdotale li benedice trasmettendo ad essi la gioia, la speranza, la vita, appunto, la benedizione e lo vedono salire verso l’alto. Il Vangelo, con questa espressione, rimanda alla condizione nuova di Gesù, che non viene rapito per andarsene in un altro luogo, ma entra nella dimensione divina con la sua umanità con il suo corpo risuscitato. Non lo vedranno più, non lo vedremo nemmeno noi nella vita terrena, ma sanno che c’è! come lo sappiamo noi. È il centro della nostra fede ed eccoli i discepoli, non dispiaciuti della sua assenza, ma forti di questa nuova modalità di presenza, tornano nella città vanno nel tempio e lodano Dio. Ecco il mistero dell’Ascension:e Gesù che entra nella gloria di Dio da noi la forza di poterlo annunciare con la vita condividendo con tutti l’attesa dei doni di Dio il suo Spirito che ci unisce e ci rende una sola cosa.

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