Mons. Alfano: Cresciamo nella misura in cui ci fidiamo di Lui

Domenica 02 ottobre  – XXVII Domenica del Tempo Ordinario – ci presenta un passo del Vangelo di Luca
  
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
 
Su questo passo del Vangelo ci offre una riflessione il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
 
Accresci la nostra fede. Che bella preghiera, ascoltiamo oggi nel Vangelo, sì perché di una preghiera si tratta. Accresci la nostra fede, è la richiesta che viene fatta a Gesù, che ognuno di noi può fare immediatamente propria e non solo per un momento, perché la fede ci coinvolge, ci chiama in causa, tutta la nostra vita è un cammino perché cresca la fede. Questo dono, perché di questo si tratta, un dono che Dio ci fa, per mezzo di Gesù, deve essere, non solo accolto, custodito, preservato, deve crescere con noi.
Signore accresci la nostra fede! Ascoltando la risposta di Gesù rimaniamo senza parole, che cosa può fare la fede, quale potenza grande, un granellino di senape, una fede così piccola, può sradicare le montagne, può prendere un albero e piantarlo nel mare, può compiere insomma cose impossibili. Accresci la nostra fede! Fa che ci fidiamo, totalmente di te e che impariamo giorno dopo giorno, dal nostro essere, ed è l’altro suggerimento, quello concreto, che Gesù ci dà, tuoi servitori. Sì, perché, si cresce nella fede se riconosciamo davanti a Dio, di essere sempre e solo servitori.
L’esempio che Gesù porta, chiama in causa proprio questo nostro atteggiamento un servitore sa che non ha nessun diritto, quando torna dal lavoro, dovrà preparare da mangiare al suo padrone e ha fatto solo il suo dovere. Sì davanti a Dio, che non è il nostro padrone, è il nostro Padre, è colui che ci dona la vita e la fede. Davanti a lui, noi, suoi servitori, suoi figli, cresciamo nella misura in cui ci fidiamo di Lui. Non dobbiamo aver paura allora di dire al Signore, ogni giorno, se e nella misura in cui facciamo il nostro dovere: Signore siamo servi inutili, non inutili, perché da gettare, da disprezzare, non valiamo nulla, valiamo tanto per Dio. Servi inutili perché, il servizio, ci mette lui in condizione di poterlo fare, servi inutili perché è lui l’origine, è lui la forza, è lui la nostra gioia. Servi inutili perché il risultato del nostro servizio, della nostra testimonianza, della condivisione nella fede, non dipende da noi. Non siamo noi, i Salvatori del mondo, noi siamo i discepoli di Gesù e la fede, che consiste nel seguire Gesù, può diventare una testimonianza così forte da coinvolgere gli altri, da abbattere i muri, d’arrivare anche ai più lontani.
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