Mons. Alfano: “E’ lo Spirito che riempie il cuore di gioia”

Domenica 16 dicembre ci presenta un passo del vangelo di Luca:

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:

Che cosa dobbiamo fare?

La domanda che rivolgono a Giovanni Battista che li, sul fiume, raduna la gente, li invita ad immergersi nell’acqua per prepararsi alla venuta del Messia, è una domanda che ci tocca da vicino. A volte ce la facciamo anche noi: “Che cosa dobbiamo fare per andare incontro al Signore?” L’avvento ci mette dinanzi a questa esigenza fondamentale. Ci prepariamo all’incontro col Signore con la nostra vita, con le nostre azioni. Ma che cosa dobbiamo fare? Glielo chiedono le folle, la gente, tutti quelli che accorrono e Giovanni risponde la solidarietà, la condivisione. Hai due tuniche? Danne una. Hai da mangiare? Offrilo agli altri. Quanto è attuale in forme diverso. Glielo chiedono i pubblicani, i peccatori, siate giusti, non esigete, non estorcete. Quante ingiustizie anche oggi nei nostri rapporti, nelle relazioni, nelle scelte di vita. Glielo chiedono persino i soldati, alcuni, quelli che sono accorsi. Siate miti, non ricorrete alla violenza. Quanto è attuale anche questo. Se vogliamo andare incontro al Signore noi dobbiamo rivedere il nostro stile di vita, non basta il desiderio, il sentimento, la preghiera, occorre la scelta concreta, coerente, quotidiana. Qualcosa che deve cambiare nella nostra vita ed esprimere il desiderio dell’incontro con il Signore. Ed eccolo Giovanni che a tutti annuncia la venuta del Messia, di colui che è più forte. Lui battezza con acqua, un segno di purificazione, un segno di attesa, di speranza. ma quando verrà colui che è più forte, che viene da Dio, con la forza di Dio, egli purificherà in radice. Egli porterà ed immergerà tutti nella potenza dello Spirito Santo. Non più solo il segno. Certo, per noi resta il segno dell’acqua del battesimo, della comunità che si raduna, il segno della penitenza che pure dobbiamo recuperare oggi per vivere l’attesa seria e gioiosa del Signore. Occorre il dono dello Spirito, senza lo Spirito non vi è il dono della vita nuova. Non c’è conversione, non c’è comunione con Dio e con i fratelli. Colui che verrà e che è più forte, e che noi non solo attendiamo ma accogliamo in mezzo a noi, ci porta il dono dello Spirito per purificarci dai peccati, per aprirci all’esigenza dei fratelli, per farci andare incontro a Lui con la gioia del cuore.

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