Mons. Alfano: Gesù, nella sua preghiera, non dimentica mai nessuno

Domenica 9 luglio ci presenta un passo del vangelo di Matteo:
 
In quel tempo Gesù disse: 
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
 
Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
Un inno di lode che Gesù innalza al Padre. Sono parole belle e preziose, quelle che il vangelo ci fa ascoltare in questa domenica: una preghiera di Gesù. Una preghiera di ringraziamento, di gioia, di grande giubilo. La lode che Gesù nel suo ministero, nella sua vita, condivide con uomini e donne del suo tempo, fa salire fino al Padre. Ci verrebbe da pensare alle folle che lo osannavano e ai discepoli che lo seguivano. Invece no, Gesù innalza questo inno al Padre in un momento di grande difficoltà: quando molti si pongono contro di Lui, quando si deve scontrare con l´incredulità delle folle, dei capi e di chi lo incontra. E come si può lodare il Padre? Se entriamo nel contenuto della preghiera di Gesù con attenzione e con gratitudine comprendiamo il perché. Gesù loda il Padre perché per mezzo suo si rivela agli uomini ma non a coloro che presumono già di sapere, coloro che si ritengono nella fede già sapienti. Dio si rivela agli uomini grazie a Lui a coloro che lo accolgono con la loro semplicità, non superficialità, nella loro piccolezza, come creature che si fidano del loro creatore. I piccoli sono privilegiati nel regno dei cieli e Gesù sta incontrando l´adesione al regno proprio da parte di coloro che desiderano l´amore, avvertono il bisogno della salvezza e accolgono in Lui la vicinanza stessa di Dio. La preghiera, così, si trasforma in contemplazione. Questo legame profondo che unisce il figlio al padre, è un legame di comunione, di intimità, indissolubile. È un dono che viene fatto anche a noi proprio perché coloro che si fidano di Gesù entrano in questa comunione e partecipano nella vita stessa di Dio. Questa è la nostra preghiera che nasce dal bisogno e si tuffa nel mistero dell´amore di Dio. Perciò Gesù, mentre prega, non dimentica nessuno. Quanto è bella e importante la sua preghiera che si trasforma in un invito accorato: “Venite a me”. Lui che si presenta così come è, mite, umile di cuore, può accogliere tutti: le persone stanche, gli oppressi, quanti sono sfiduciati, quanti avvertono il peso della vita e a volte anche del rapporto con Dio. Ma è venuto per non farci vivere più il rapporto con Dio e la sua legge come una schiavitù ma come la liberazione. Libertà di figli che sanno di essere amati dal Padre, che si impegnano con gioia a seguire Gesù e che ogni giorno nel rapporto fraterno testimoniano la sua presenza in mezzo a noi. 
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