Mons. Alfano: “Guardare al futuro con speranza”

Domenica 15 novembre – XXXIII Domenica del Tempo ordinario – ci presenta un passo del Vangelo di Marco:

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

 «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.

Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.

 Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.

 In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.

 Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

Su questo passo del Vangelo ci offre un pensiero il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:

“Una parola brevissima che l’evangelista Marco ci presenta nel discorso ‘escatologico’ che Gesù fa prima di morire, quando invita a guardare al futuro con fiducia e speranza, a partire dai segni che Dio ci dà nel tempo presente. Nella parabola del fico Gesù invita a essere attenti: quello che accade nel creato guardando all’evoluzione nella natura accade anche nella nostra storia. I rami del fico che iniziano a diventare teneri annunciano un cambiamento che porta a una nuova stagione, si avvicina l’estate. Picc9oli segni accolti con attenzione, gratitudine e gioia consentono di prepararsi a un tempo nuovo.

Ma questa è la nostra vita: quanti segni belli e brutti, grandi e piccoli. Se impariamo a leggerli… Gesù lo dice ai discepoli, che di lì a poco dovranno fare i conti con un segno tremendo: quello del rifiuto del Figlio dell’Uomo dopo la sua accoglienza trionfale, il segno della violenza e della morte, il segno misterioso e drammatico dell’abbandono in cui ci chiediamo dov’è Dio. Anche in segni così difficili possiamo scorgere la venuta del Signore, semmai in controluce, nell’attesa. Dalla parabola del fico impariamo inesorabilmente che Dio verrà, il tempo migliorerà, anzi si trasformerà in una ricchezza di vita. Ecco la Pasqua del Signore: la morte, che prelude alla Risurrezione. Anche per noi il momento del fallimento, dell’insuccesso si apre a una dimensione nuova già nella quotidianità, figurarsi nella storia dell’umanità che va verso di Lui. Allora, guardiamo alla storia con fiducia non perché siamo ingenui, superficiali oppure ostinatamente ottimisti, ma perché camminiamo con Gesù, perché alla luce del suo Vangelo riusciamo a cogliere i segni della presenza del Regno di Dio che cresce e li condividiamo con uomini e donne che non si arrendono di fronte a tante difficoltà. Noi conosciamo la meta: Dio sarà vincitore”.

 

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario 15 novembre 2015

Mons. Alfano: “Guardare al futuro con speranza”Vangelo Mc 13, 24-32Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti.Dal vangelo secondo MarcoIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

Posted by Arcidiocesi Sorrento – Castellammare di Stabia on Venerdì 13 novembre 2015