Mons. Alfano: “I giorni della Passione, vivo senso di fede e grande speranza”

Domenica 25 marzo – Domenica delle Palme – ci presenta la Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco, di cui riportiamo il commento del nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
 
Dall’ingresso solenne, trionfale di Gesù a Gerusalemme alla morte in croce. Il racconto della Passione che la liturgia ci propone nella domenica delle palme, ci mette dinanzi all’itinerario di Gesù nella sua fase conclusiva. Accolto con gioia, con grande entusiasmo, come il Messia che viene, per cui benedice Dio, si esclama la propria fede con gioia da parte del popolo, fino al rifiuto, alla notte dell’arresto, al rinnegamento da parte di Pietro dopo la fuga dei discepoli, al tribunale ebraico e romano, alla condanna a morte, al cammino verso la croce, la via Crucis – alla quale siamo legati non solo come devozione ma come contemplazione di questo itinerario sofferente di Cristo verso la morte. Eccolo Gesù sulla croce. Tra i ladroni con cui vive gli ultimi istanti della sua vita. L’evangelista Marco ce lo presenta così, tutto segnato nel corpo e nello spirito da quel dolore che lo rende davvero figlio dell’uomo. In una umanità vissuta fino in fondo che gli permette di condividere il dolore del mondo e di ogni persona di sempre, il suo grido con cui squarcia il silenzio in quella scena di morte è un grido di dolore, un grido che diventa domanda e fiducia piena nel Signore: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Muore così, l’uomo della croce, mettendosi pienamente nelle braccia di quel Dio che ha annunciato, che ha mostrato e che ora non sentendolo più continua a rivelare, anzi è il culmine della rivelazione. L’evangelista nota che alla sua morte, il velo del tempo si squarciò. Non più separazione tra Dio e il popolo come il velo stava a significare, non più nascondimento da parte di un Dio che non comprendiamo e che non sentiamo e non vediamo. Un Dio così vicino che dentro la nostra storia, che la vive assumendola fino in fondo. Un centurione, un soldato romano, giunge alla conclusione, ad un’esclamazione che per noi è una professione di fede ben oltre quello che può comprendere: “Veramente, quest’uomo era figlio di Dio”. Noi nella fede, non solo la ripetiamo, la facciamo nostra e per questo entriamo nei giorni della passione con gratitudine, con vivo senso di fede e con grande speranza.
 
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