Mons. Alfano: “Impariamo dal Maestro ad essere strumenti di bene”

Domenica 30 settembre ci presenta un passo del vangelo di Marco:

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:

Chi non è contro di noi è per noi.

Così risponde Gesù ai discepoli che sono preoccupati o forse addirittura indignati vedendo uno che in nome di Gesù libera dal male, dal demonio. Compie prodigi non appartenendo al gruppo dei discepoli. Quanta fatica a riconoscere il bene al di là del proprio cerchio di amici e di condivisione della fede. Chi non è contro di noi è per noi, così Gesù allarga gli orizzonti, educa i discepoli a non sentirsi possessori esclusivi e gelosi di un bene ricevuto. Quanto egli è venuto a donare, possono condividerlo con tutti riconoscendo anche che al di fuori del proprio gruppo ci può essere chi in qualche modo è unito a lui e lo sta cercando, può fare del bene. Non è facile, non lo fu per i discepoli allora, non lo è per noi oggi, tentati ad identificarci al punto tale da chiuderci al bene al di fuori di noi. Piuttosto Gesù ne approfitta per una forte esortazione a evitare gli scandali, a non essere da ostacolo. Le parole sono dure, radicali, per scuotere le coscienze dinanzi al pericolo di imporsi davanti ai piccoli, soprattutto a coloro più fragili e deboli, e invece di aiutarli ad andare a Lui, diventare un impedimento. D’altra parte ancora un invito da parte del Signore a non essere di ostacolo e di scandalo davanti a se stessi. Se il tuo piede, la tua mano, il tuo occhio ti è di scandalo, caccialo via da te. Parole molto forti, poiché sia chiaro a ogni discepolo che piuttosto che mettersi nell’ottica di giudicare gli altri siamo molto attenti al nostro comportamento verso i piccoli e verso noi stessi. Il tutto per facilitare l’apertura a Dio, per metterci nella condizione serena e fiduciosa da discepoli che imparano dal maestro e si aiutano a vicenda, non essere da ostacolo. Chi procura scandalo agli altri o a se, è il contrario del discepolo che è così l’incarnazione del male. E’ una responsabilità gravissima per la quale vale la pena esaminare noi stessi senza paure, senza nasconderci, ma imparando da Gesù ad essere suoi strumenti di bene per tutti.

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie