Mons. Alfano: l’Eucaristia ci porta al cuore del progetto di salvezza di Dio

Domenica 7 giugno 2015 – solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo– presenta un passo del Vangelo di Marco:
 
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
 
Su questo ci offre un pensiero il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano: “Prendete: questo è il mio corpo. Prendete: questo è il mio sangue dell’alleanza. Le parole pronunciate da Gesù nell’ultima cena che noi ascoltiamo e riviviamo ogni volta che celebriamo l’Eucaristia ci portano al cuore della sua vita e della sua missione, del progetto del Padre affidato ai discepoli per la salvezza dell’intera famiglia umana: è Gesù che si dona nel contesto della pasqua, è Gesù che anticipa il sacrificio sulla croce, è Gesù che ci fa entrare così nel suo mistero d’amore. Egli risponde al no del mondo con il sì eterno del Padre, che è anche sì della sua vita messa nelle nostre mani. Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia siamo chiamati a dire il nostro sì a Gesù e insieme con Lui ai fratelli e alle sorelle, all’intera famiglia umana. L’Eucaristia, allora, non è un rito qualunque né la preghiera più decisiva del nostro cammino di fede. L’Eucaristia è il dono che Dio ci fa attraverso il quale ci plasma. La celebrazione, perciò, va curata bene perché la comunità cresce mettendosi alla scuola di Gesù e sedendosi a mensa grazie al suo invito. Cresce nella fraternità, nell’accoglienza agli altri, nella capacità di fare ciascuno della propria vita un dono ai fratelli. Diventa la Chiesa il segno attraverso cui Dio raggiunge gli uomini. È impegnativo, allora, celebrare i misteri della nostra fede, sedendoci a mensa con Gesù, ascoltando, credendo e facendo nostre le sue parole. Diventiamo noi il suo corpo, che deve essere spezzato per sfamare tanti che cercano verità, felicità, amore; diventiamo il suo sangue che deve essere ancora versato per liberare, purificare, aprire, gli uomini e le donne, liberandoli dal loro peccato e immergendoli nel mistero dell’amore infinito di Dio. Non è facile, ma non possiamo tirarci indietro, non c’è altro modo di vivere con Cristo e di testimoniare la gioia della nostra amicizia a tutti ogni giorno e per sempre”.
 

Corpus Domini 2015

Mons. Alfano: l’Eucaristia ci porta al cuore del progetto di salvezza di Dio

Posted by Arcidiocesi Sorrento – Castellammare di Stabia on Giovedì 4 giugno 2015