Mons. Alfano: “La gioia della Pasqua ci apre al futuro di Dio”

Domenica 27 marzo – Domenica di Pasqua – ci presenta un passo del Vangelo di Giovanni:
 
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
 
Su questo passo di Vangelo ci offre una riflessione il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
 
La gioia della Pasqua è incontenibile perché non viene da noi. È l’esperienza che hanno fatto gli apostoli che ogni anno ci viene riproposta in modo intenso. È una gioia grande che, però, si raggiunge gradualmente. Gli apostoli erano titubanti, incerti di fronte all’annuncio sconvolgente di Maria: nel sepolcro Gesù non c’è più, lo avranno portato via, che dobbiamo fare? Non è ancora la gioia, ma qualcosa di nuovo e di grande che si insinua nel cuore. E i discepoli vanno, corrono, ma non tutti. Bisognerà ancora riunire il gruppo e aiutarlo ad aprirsi al grande dono.
 
Quant’è faticoso aprirsi alla gioia e com’è impegnativo e per nulla scontato poggiare la propria vita sulla ferma certezza che Cristo ha vinto la morte. Così corre Pietro, corre l’altro discepolo amato dal Signore, non con lo stesso passo, è inevitabile, l’uno dovrà aspettare l’altro, il giovane spinto dall’amore aspetterà l’anziano ferito nel cuore. Sì, perché la gioia è anche esperienza grande di misericordia. Così impareranno a riconoscere il Signore Risorto e così anche per noi dovrà essere ogni momento della vita l’occasione buona per fare un passo avanti. Non ci presenteremo mai al Signore perfetti. Non lo è Simon Pietro che lo ha tradito, rinnegandolo con forza e con tenacia, senza pensare più al grande amore per il suo Maestro. Non lo sono i suoi discepoli che sono scappati. Non lo è nessuno di noi, pronto a dire di sì con la bocca, ma a chiudere il cuore di fronte all’ostacolo e alla difficoltà.
 
La gioia della Pasqua viene da Gesù, la tomba oramai è vuota e non potremo più fermarci solo a ricordare il passato, a piangere un presente che non è come quello che aspettavamo. La gioia della Pasqua ci apre al futuro di Dio, di quel Dio che ha mostrato il volto misericordioso nel Crocifisso risorto per noi  e presente nel cammino della nostra storia”.
 

Domenica di Pasqua 27 marzo 2016

Mons. Alfano: “La gioia della Pasqua ci apre al futuro di Dio”riprese effettuate presso la Parrocchia dei Santi Prisco ed Agnello in occasione della Pasqua dei Giovani 2016

Pubblicato da Arcidiocesi Sorrento – Castellammare di Stabia su Venerdì 25 marzo 2016