Mons. Alfano nella Messa in Coena Domini: “Riuniti nel comandamento dell’Amore”

Ieri, Giovedì Santo, con la celebrazione della Messa in Coena Domini siamo entrati nel Triduo Pasquale. L’arcivescovo ha presieduto l’Eucaristia nella Cattedrale di Sorrento, gremita di fedeli. “La Pasqua del Signore: Gesù è vissuto per questo momento, si è preparato e ha preparato i suoi amici a vivere in modo unico la Pasqua del Signore”, ha sottolineato il presule nell’omelia.
Per gli ebrei la Pasqua è un momento importante, ma “per Gesù – ha rilevato mons. Alfano – non è solo un rito, è il dono di se stesso. È la sua vita che si identifica con la Pasqua del Signore”. Poco prima di morire, ha proseguito l’arcivescovo, “Gesù apre il cuore e consegna ai suoi discepoli, attraverso il segno del pane e del vino, tutto se stesso. ‘Prendete e mangiate”: è la vita stessa di Gesù che viene per sempre donata come segno forte di comunione. I discepoli sono una cosa sola con Gesù”. In effetti, “la Pasqua diventa dono di Cristo, il quale diventa pane da mangiare – ha evidenziato il nostro pastore –; i discepoli, mangiando questo pane, accolgono il dono”. Così, “il vino, segno della gioia, diventa segno vero e pieno del sacrificio di Cristo”.
“Cristo ha amato i suoi fino alla fine e- ha sottolineato mons. Alfano – e anche dinanzi ai suoi nemici ha continuato ad amare. Il Suo sangue versato rappresenta l’amore più grande. Non è un semplice simbolo, ma una presenza reale. Questo dono è Lui. Attraverso i segni della mensa, il pane e il vino, entriamo in comunione con Lui”. Infatti, “è il dono che il Padre fa affinché i discepoli restino per sempre legati a Lui”. Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia “è un incontro con il Signore. La Pasqua diventa vita nuova che entra nella nostra storia e apre alle meraviglie di Dio”.
“Riconciliazione e dono gratuito offerto – ha osservato l’arcivescovo – perché non sia un rito esteriore. Gesù ha dato l’esempio: come ha fatto Lui, dobbiamo fare anche noi. Gesù si fa servo che accoglie l’ospite, si fa schiavo lavando i piedi. Dio scende al livello più basso. Il dono è vero, pieno e per tutti. Con l’Eucaristia riceviamo il dono che il Figlio ci offre e che ci fa sentire figli amati, restituendoci la nostra dignità”. Lavare i piedi “è un gesto divino perché spalanca la porta del cuore di Dio, che ci accoglie nella sua casa”. Da Gesù “impariamo ad amarci gli uni gli altri, spalancando le porte del nostro cuore, delle nostre case, delle nostre chiese. Nessuno deve rimanere ai margini”.
Di fronte al gesto di Gesù immediata è la reazione di Pietro: “La reazione di Pietro – ha affermato il presule – ci appartiene, perciò chiediamo al Signore: ‘Aiutaci ad avere fiducia di Te’. Solo accolti e amati, potremo andare incontro agli altri come servi”. D’altro canto, “il comandamento dell’Amore è quello che unisce la comunità cristiana. I pastori – vescovo e sacerdoti – sono chiamati a dare l’esempio, affinché ci appassioniamo tutti a questa relazione di amore”. Di qui l’invito: “Non dobbiamo avere paura di amare con tutto noi stessi e così annunciamo al mondo l’amore fedele di Dio che ci permette di guardare avanti con speranza”.
Dopo l’omelia c’è stata la lavanda dei piedi, per ricordare il gesto compiuto da Gesù nell’ultima cena. Mons. Alfano ha lavato e baciato i piedi a dodici ospiti e volontari della mensa interparrocchiale di Sorrento. Al termine dell’Eucaristia, le ostie consacrate sono state riposte nell’altare della riposizione. Ed è calato il silenzio in chiesa. Silenzio che proseguirà fino alla veglia di Pasqua.
 
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di Gigliola ALFARO