Mons. Alfano: “Per mezzo dello Spirito rimaniamo in comunione con Dio”

Domenica 1° maggio – VI Domenica di Pasqua – ci presenta un passo del Vangelo di Giovanni:
 
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
 
Su questo passo di Vangelo ci offre una riflessione il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
 
 “Il dono dello Spirito. Gesù ne parla con i suoi discepoli nel contesto della cena d’addio prima della sua morte, perché il dono dello Spirito consentirà ai discepoli di continuare il cammino non solo nel ricordo dell’incontro con Lui, ma in stretta comunione con Lui. Infatti, lo Spirito renderà presente il Signore vivo, risorto, vincitore sul peccato e sulla morte.
Lo Spirito Paraclito: così Gesù lo presenta e lo introduce nella sua missione storica. È lo Spirito che starà accanto ai discepoli, sempre fedelmente, per difenderli, proteggerli, sostenerli, ancora di più, per consentire ai discepoli, e dunque anche a noi, di ricordare, accogliere e custodire le parole del Signore, dunque grazie allo Spirito noi possiamo ascoltare il Vangelo e vivere di esso. Lo Spirito ci mette in contatto diretto, profondo con il Signore che ci parla e ci consente così di vivere della sua parola e di annunciarla anche agli altri. La missione dello Spirito non è qualcosa che si aggiunge! Per mezzo dello Spirito noi entriamo e rimaniamo in comunione con Dio, anzi Gesù dice di più: se noi amiamo il Signore, il Padre ci ama! Noi sperimentiamo questa comunione; sono le parole di Gesù “Noi verremo e prenderemo dimora” presso di voi. Gesù e il Padre prendono dimora in noi, abitano in noi, per mezzo dello Spirito. È dunque una condizione nuova, non qualcosa di evanescente, astratto o talmente spirituale da non essere concreto, come tante volte noi pensiamo; al contrario, è la concretezza più forte e consistente della nostra esperienza di cristiani: è il dono della pace. La pace intesa non come assenza di tensioni, conflitti, ostacoli. La pace come presenza forte e continua di Dio nella nostra vita, che ci consente di essere sempre sostenuti dal Padre, continua relazione con il Signore Gesù per mezzo della sua parola e dono della vita fino al servizio nel suo nome, fino alla testimonianza continua, coraggiosa, gioiosa con tutti quelli che incontriamo, fino alla comunione piena che ci rende nel mondo segno concreto e credibile della Pasqua del Signore”.
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