Mons. Alfano: Se riuniti nel suo amore, il Signore farà prodigi

Domenica 10 settembre ci presenta un passo del vangelo di Matteo:
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
 
Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
“Se tuo fratello commetterà una colpa contro di te”.
Le parole del Vangelo che ascoltiamo in questa domenica rimandano all’insegnamento di Gesù sulla comunità, sui rapporti fraterni, sulle difficoltà che l’evangelista Matteo tiene presente già nelle prime comunità cristiane. Vivere all’interno delle comunità relazioni autentiche di fratelli che si amano nel nome del Signore non è facile. E allora le parole di Gesù ci sono di grande aiuto perché tengono presente con sano realismo la difficoltà, il torno subito, l’intervento di una persona che può turbare o bloccare l’armonia e vivere con grande tensione le relazioni di tutta la comunità. Le indicazioni sono chiare e non sono regole da rispettare, quanto atteggiamenti del cuore e della vita da coltivare. Si tratta innanzitutto di privilegiare il rapporto personale, curarlo, cercando in ogni caso il dialogo, l’ascolto, la comprensione reciproca, la ricerca comune di un obiettivo da recuperare. Con l’aiuto eventualmente anche di altre persone, sentendosi membri vivi della comunità, che come famiglia deve interessarsi dei problemi dei singoli non per curiosità o ancor più per giudizio quanto perché li deve sentire suoi. Tanto da, e Gesù ha questo obiettivo  di coinvolgere questa comunità, lì dove non è possibile risolvere il problema in altri modi. Insomma, ciò che è vissuto all’interno della famiglia dei discepoli del Signore deve riguardare tutti e il problema di uno deve essere sentito, condiviso e affrontato da tutto il gruppo della comunità del Signore. Certo, quello che Gesù dice ci sembra essere riferito ad una comunità ideale, non a quella che viviamo quotidianamente. Eppure se ci mettiamo nell’ottica del vangelo, possiamo scoprire o tentare di scoprire la bellezza e l’importanza di rapporti autentici, anche se faticosi ma da costruire. L’ambiente nel quale proviamo a vivere insieme il vangelo deve non solo di esempio ma di sostegno a tutti. Le parole del vangelo riportano anche, però, il caso estremo di chi non si lascia toccare. Il cuore non cambia e allora l’invito del Signore ad essere fermi non per escludere come pubblicani o peccatori che vanno cercati, accolti e amati in altro modo. Vanno raggiunti nella situazione in cui si trovano con l’unica fondamentale certezza: tutti sono amati dal Signore e tutti devono essere accolti nel modo giusto dai fratelli. Solo se nella comunità vi è la concordia, l’amore reciproco e la certezza dove anche un piccolo gruppo di discepoli è riunito nel suo nome, lì la presenza del Signore può operare prodigi.   
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