Mons. Alfano: “Siamo figli amati e perdonati”

Domenica 13 marzo – V Domenica di Quaresima – ci presenta un passo del Vangelo di Giovanni:
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Su questo passo di Vangelo ci offre una riflessione il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
“D’ora in poi non peccare più. Che bella parola ascoltiamo da Gesù, mentre ci prepariamo alla Pasqua che è prossima. D’ora in poi non peccare più. Non è solo la parola del perdono, tanto necessaria per presentarci al Signore, è la parola che Gesù presenta aprendo orizzonti nuovi, guarda il futuro: puoi non peccare, puoi vivere nella tua vita vivere in modo nuovo. Gesù ha rivolto questa parola all’adultera che è stata colta in flagrante adulterio ed è al centro dell’attenzione di tutti, condannata, con la paura di essere lapidata. Ma Gesù dice: ‘Chi di voi è senza peccato, getti la prima pietra’. Chissà cosa è passato nel cuore di quella donna. Lo sappiamo bene tutti, perché tutti siamo segnati dal peccato, più o meno. Per Dio peccare significa allontanarsi da Lui, precipitare nell’abisso della nostra miseria. Eppure, Gesù, in silenzio, non l’ha giudicata. È stato lui messo in condizione di esprimere un giudizio che l’avrebbe compromesso. Ma era proprio questa l’intenzione di coloro che erano arrivati là, poco preoccupati della sorte della donna, che avendo sbagliato aveva bisogno di essere aiutata per venirne fuori. Gesù nel silenzio scrive per terra e quando si alza in piedi e alza il tono della voce, è per ricordare che siamo tutti peccatori e non dobbiamo giudicare gli altri.
Alla fine, sono rimasti solo loro due: questa misera donna dinanzi a Colui che porta la misericordia di Dio perché Lui stesso è la misericordia di Dio. Sono tutti andati via a fare i conti con il peso del proprio peccato, piuttosto che guardare quello degli altri. E Gesù, che ha davanti questa donna ancora impaurita, la ama dell’amore misericordioso e infinito del Padre. La ama per il presente, sapendo che il passato può essere totalmente cancellato solo da Dio, e la ama immettendola in un futuro che può essere veramente nuovo. Ecco cosa siamo: figli amati e perdonati, figli segnati terribilmente dal peccato, ma aperti a una prospettiva di vita riconciliata e rinnovata pienamente in Dio. D’ora in poi non peccare più e sarà Pasqua anche per te”.