Mons. Alfano: “Tenere fissi occhi negli occhi di Gesù”

Domenica 21 febbraio – II Domenica di Quaresima – ci presenta un passo del Vangelo di Luca:
 
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
 
Su questo passo di Vangelo ci offre una riflessione il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
“Che esperienza bella e intensa hanno fatto i discepoli con Gesù: Pietro, Giovanni e Giacomo. Li porta con sé, come altre volte, ma ora hanno bisogno di essere sostenuti non solo dalle sue parole, ma dall’incontro con Dio che può avvenire solo nella preghiera. I discepoli sono testimoni di questa relazione unica, intima, trasfigurante del Figlio con il Padre. Attraverso il volto umano di Gesù possono intravedere la bellezza stessa del volto di Dio, la sua gloria. E le sue vesti, che diventano anch’esse un segno della sua dignità di Figlio, della sua gloria attraverso l’umanità, della sua presenza in mezzo agli uomini nel nascondimento, ma al tempo stesso presenza forte. È un’esperienza bella, ma non solo: Gesù, nella preghiera, raccoglie la storia, interpreta e trasforma tutte le vicende, che lo hanno preceduto, racchiuse nei due personaggi, che gli sono accanto, Mosè ed Elia: la ricerca di Dio, l’incontro con il suo volto, l’ascolto della sua Parola, la conclusione misteriosa della loro vita tuffati nel suo mistero. Alla luce di Gesù anche le vicende più oscure diventano luminose.
È proprio una bella esperienza che anche noi siamo chiamati a fare. La Quaresima, tempo di conversione, ci permette di incontrare Dio, di sperimentare, nella preghiera, nel silenzio, nell’incontro con i fratelli, nell’ascolto della sua Parola, la fedeltà del suo amore. Fare esperienza di Dio significa sentirsi sempre amati, anche quando all’orizzonte si addensano nubi oscure, come accade a Gesù che va verso Gerusalemme, dove lo attende la croce. Lui è il Figlio scelto, inviato perché anche altri possano fare esperienza di questa potenza di Dio che vince il male e sconfigge la morte. Riusciranno i discepoli a fidarsi? Riusciremo noi ogni giorno a sentire il Signore che è vicino e che ci consente di guardare lontano con fiducia? Occorre continuare a tenere fissi gli occhi nei suoi e contemplare nel suo volto il volto di Dio e nel volto dei fratelli il bisogno di chi attende di essere amato”.
 

II Domenica di Quaresima 21 febbraio 2016

Mons. Alfano: “Tenere fissi occhi negli occhi di Gesù”Riprese realizzate nella Parrocchia San Ciro in Caprile, Gragnano, grazie per l’accoglienza.

Pubblicato da Arcidiocesi Sorrento – Castellammare di Stabia su Venerdì 19 febbraio 2016