Mons. Alfano: Testimoniamo a tutti che Cristo è risorto da morte!

Dal vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:

L’Ottava di Pasqua. Ogni anno siamo messi dinanzi all’esperienza di Tommaso nell’ottavo giorno dopo Pasqua, quasi la liturgia vuole invitarci a prendere coscienza che senza Tommaso noi non potremmo fare Pasqua in modo pieno, perché Tommaso si interpreta, forse ci rappresenta; ognuno di noi come lui, non tanto per l’incredulità di cui è diventato un simbolo, quanto per l’esperienza profonda, intensa, personale che fa di Gesù. Ecco la Pasqua l’incontro che il Signore Risorto ha con ogni uno di noi e non da soli; perché questo era il problema di Tommaso: non ero con loro quando venne Gesù, non era con loro. Non perché si fosse messo contro di loro, non perché non si fidasse più di loro, ma non ero con loro. Ci possono essere mille motivi per cui non stiamo insieme, quanta fatica a rimanere uniti, quante difficoltà, anche oggi a vari livelli, a vivere l’esperienza comunitaria della Chiesa.

La Pasqua ci rimanda a questa faticosa esperienza che pure è indispensabile, solo se ritorniamo ad essere la famiglia di fratelli e sorelle che lo invocano, lo ascoltano, provano a seguire la sua strada e allora faremo l’esperienza di Tommaso. Non perché ce la meritiamo, ma perché lì il Signore si mostra. Tommaso sta a ricordarci allora che Gesù vivo il Risorto possiamo anche noi incontrarlo senza saltare la comunità o ignorandola, assolutamente, lui non si è chiuso a loro, ma avvertiva forte il bisogno di incontrarlo personalmente; cosa che avvenuta: Gesù risorto si è mostrato anche a lui, ma solo quando erano riuniti e c’era anche lui con loro.

La Pasqua ci mette dinanzi al dono grande che Dio ci ha fatto: la chiesa con i suoi limiti, c’erano degli apostoli, ci sono per noi oggi, a volte sembrano così pesanti da suscitare una reazione di chiusura o di rifiuto, ma non c’è altra via e non è un male da sopportare; è il bene di una comunità fatta di uomini e donne che nelle loro fragilità si accolgono, si aiutano, si preparano ad incontrarlo e Lui viene; e quando il Risorto si è posto dinanzi a Tommaso e gli ha donato la pace e lo ha invitato a incontrarlo, Tommaso ha fatto l’esperienza straordinaria, incredibile, non aveva più bisogno del contatto fisico c’era davanti a lui il suo Signore a cui donare la vita, il suo Dio dinanzi al quale cadere in ginocchio, non perché annientato, ma perché hai restituito alla gioia della filiazione. Figli amati, che non potranno tenere chiuso dentro il cuore questo grande annuncio: andiamo e con la nostra vita testimoniamo a tutti che Cristo è risorto da morte.