Mons. Alfano: una Chiesa in cammino

Mons. Francesco Alfano è da un anno e mezzo è pastore della Chiesa di Sorrento-Castellammare. Gli chiediamo un bilancio di questo periodo, dopo la visita informale alle Unità pastorali che si è svolta quest’anno e le prime due tappe del convegno ecclesiale.
Eccellenza, come ha vissuto questo tempo?
“Un cammino intenso e coinvolgente, che ha chiamato in causa tutte le comunità secondo i suggerimenti del Consiglio pastorale diocesano. Il mio incontro con le comunità nelle Unità pastorali, ora confluito nelle prime due tappe del convegno, mi consente di conoscere dal di dentro questa Chiesa nelle scelte fondamentali che attendono di essere ora tradotte in modo organico. C’è poi il contatto personale non solo con le comunità, ma anche con tanta gente, a partire dai preti. Infine, ci sono tante realtà esistenti in diocesi, gruppi, associazioni, movimenti che hanno voluto presentarsi mostrandomi la vivacità delle loro realtà. Emerge la fotografia di una Chiesa in cammino, che vuole sempre più schierarsi dalla parte della gente, in particolare dei poveri per far sì che l’annuncio del Vangelo non resti solo una bella parola”.
Lei ha voluto rilanciare la scelta del suo predecessore di dividere le Zone in Unità pastorali come mezzo per vivere la comunione. Pensa che le Unità pastorali siano una scelta che funzioni nella nostra realtà o ci sono delle difficoltà?
“La scelta delle Unità pastorali non è solo strumentale, ma è un modo concreto per raggiungere il fine di vivere tutti insieme la comunione donata da Dio, anche nel cammino pastorale. Le nostre comunità parrocchiali, che hanno tante iniziative, per evitare di rimanere chiuse in se stesse sono state invitate a pensarsi non più da sole. Al di là delle modalità concrete che vanno ripensate, è una scelta di comunione, che riguarda le comunità, gli organismi di partecipazione e i sacerdoti, e che può aiutare il popolo di Dio a crescere come famiglia unita”.
Papa Francesco, pochi giorni dopo l’elezione al soglio pontificio, ha espresso il desiderio di una Chiesa povera e per i poveri. Lei come vorrebbe questa Chiesa di Sorrento-Castellammare di Stabia?
“Ho condiviso subito questo desiderio del Papa. Non è uno slogan, ma un modo coerente, impegnativo e forte di tradurre il Vangelo e l’insegnamento del Concilio ai nostri giorni. La povertà non è pauperismo, ma condivisione, fraternità, ricerca dell’essenziale e quindi anche il coraggio di svestirsi di ciò che appesantisce il cammino, a tutti i livelli. Questa nostra Chiesa è benedetta da Dio per le bellezze naturali, la storia, la cultura, le risorse, le comunità religiose: tale ricchezza deve trasformarsi in dono condiviso sempre di più, soprattutto con quelli che hanno maggiori difficoltà materiali, morali e sociali. Desidero anch’io una Chiesa, dove questo senso forte di essere servi del Signore si traduca in servi di tutti”.
Durante il convegno ecclesiale si è parlato anche di un territorio con tante ferite, come la camorra, l’usura, la povertà? Cosa fa la Chiesa di fronte a queste situazioni?
“La Chiesa innanzitutto non deve chiudere gli occhi. E poi, di fronte alle grandi ferite, si deve porre in ascolto, che si traduce in compassione, condivisione, consolazione fino a scelte coraggiose e forti che dobbiamo imparare a fare insieme. Non andiamo alla ricerca di eroi solitari, ma come comunità dobbiamo far sentire forte il nostro no alle piaghe che offendono la dignità dell’uomo. Inoltre, la Chiesa deve contribuire a creare una nuova mentalità, lavorando ad esempio nel campo educativo. La Chiesa, tra l’altro, non può solo alzare la voce e puntare il dito contro il male, ma stare accanto anche a chi sbaglia per dargli la possibilità di conversione. C’è, infine, la nostra responsabilità come Chiesa di preparare una generazione nuova con la vocazione alta al coinvolgimento diretto nella politica per operare a vantaggio di tutti. Certo, non basta: ci sono delle scelte da fare a livello politico, l’impegno delle forze dell’ordine e della magistratura. È un bel cammino che ci chiama tutti in causa”.

di Gigliola ALFARO