Mons. Alfano: usciamo dalle tenebre e cerchiamo la luce di Gesù

Domenica 26 marzo ci presenta un passo del vangelo di Giovanni:
 
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
 
Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
 
Nel nostro cammino verso la Pasqua siamo aiutati, questa domenica, dal cieco nato. Quale esperienza straordinaria che compie, colui che non ha mai visto la luce, non conosce la bellezza degli occhi e del creato, le sfumature, i colori, i volti. Vive nelle tenebre. Il vangelo ce lo presenta nel suo incontro con Gesù. Discutono su di lui, se è nato cieco e se questa malattia sia una punizione di Dio? Lui è nato così ed è una punizione tramite i genitori? Tante discussioni che a Gesù non interessano. A Gesù interessa portare la luce. L’incontro con Lui è come una nuova creazione e Gesù gli restituisce questo dono chiedendogli di agire: “Va a lavarti alla piscina”. Immaginiamo la gioia di questo uomo. Se il vangelo ce lo presenta e la liturgia ce lo mette davanti nel nostro cammino verso la Pasqua è perché a da darci qualcosa: siamo un po’ come il cieco nato. Nelle tenebre l’incontro con Gesù ci restituisce la luce. Possiamo vedere fin dal battesimo, la fede ci consente di crescere in questa luce ma dobbiamo crescere. Non è stato facile per il cieco, si doveva rendere conto di cosa gli stava succedendo e cosa gli era accaduto. Allora gli domandano ma lui non sa rispondere e allora viene chiamato dai farisei, i detentori della verità, coloro che si impegnavano a riconoscere la legge di Dio e la sua applicazione. Nemmeno in quel caso sa rispondere e comincia a ragionare. Purtroppo non è aiutato dai genitori che per paura tacciono, non si schierano, non si espongono. Ai farisei che si scagliano contro di lui, egli risponde “Come mai pur essendo così saggi nella legge di Dio non capite. Come può un uomo compiere questa azione così straordinaria?” In questo caso si evidenza la crescita della sua consapevolezza. Cresce la nostra? Ecco la domanda che ci dobbiamo fare in quaresima. L’incontro con Gesù, le difficoltà che incontriamo, le gente che ci chiede ragione della nostra fede, tutto questo ci aiuta a crescere nella consapevolezza che siamo stati illuminati dal Signore fin dal battesimo. Ne faremo memoria solenne nella notte di Pasqua. Certo è che alla fine quest’uomo incontra Gesù e lo può vedere faccia a faccia. L’incontro con Gesù lo apre alla fede, una fede che consente al cieco di essere nella luce. Gli altri che pensavano di possedere la verità, Gesù gli fa notare che sono ancora nelle tenebre. E’ una domanda inquietante che stimolare anche il nostro cammino : presumiamo di essere nella luce e non vediamo oppure attendiamo di farci raggiungere da Gesù? Illuminati dal vangelo cominciamo a cogliere i segni della sua presenza nella nostra vita, nelle nostre comunità, lì dove si svolgere la storia degli uomini nel mondo intero. 
 
 
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