Mons. Alfano: “Varcando la soglia della speranza, accogliamo la Misericordia e diventiamo testimoni di vita nuova”

Domenica 13 dicembre – terza Domenica di Avvento – ci presenta un passo del Vangelo di Luca:
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
 
Su questo ci offre un pensiero il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano: “Ancora la figura di Giovanni Battista: lo ascoltiamo volentieri, con gratitudine e con senso forte di responsabilità in questa domenica così particolare, in cui tutte le cattedrali del mondo si spalancano le porte. Il simbolo è forte: si apre la porta non solo dell’aula liturgica, ma ci si impegna ad entrare per incontrare il Signore come famiglia sua per uscire e andare incontro a ogni uomo e a ogni donna come testimoni di questa vita nuova che è donata a tutti.
Sì, ci viene incontro Giovanni Battista, che, da un lato, ci ricorda con forza l’esigenza di una vita coerente, di una conversione concreta che è fatta di solidarietà, di giustizia, di misura attenta e mai di prevaricazione e, dall’altro, annuncia la grande speranza che deve alimentare il cuore dell’uomo.
Perché apriamo le porte? Perché andiamo incontro al Signore? Giovanni attende il Messia, lo annuncia attraverso il segno del Battesimo nell’acqua, che è solo un anticipo del vero e significativo Battesimo del Messia, che battezzerà in Spirito Santo. È lo Spirito del Fuoco di Dio che brucia e apre a una dimensione nuova. È lo Spirito che ci consente di ritrovare noi stessi, i perdonati: ecco la Porta della Misericordia, con il suo significato concreto e forte. Perdonati, riconciliati, riammessi a una vita di amore pieno. È la Misericordia di Dio che entra in noi. Gesù è venuto per questo e viene ancora oggi come dono di Dio, non solo per i suoi figli, per i discepoli, per la Chiesa, per l’intera famiglia umana. Viene per metterci in condizione di godere la vita, di gioire del dono che Egli ci porta -: l’amore del Padre -, di trasformare la nostra esistenza non più legata a noi stessi in un affanno continuo, in una corsa senza sosta per possedere e custodire gelosamente per sé. Grazie a Gesù la nostra vita sarà segnata dal dono: Lui è il dono di Dio. Noi attraversando questa Porta, varcando la soglia della speranza, accogliamo la Misericordia e diventiamo gli uni per gli altri segni concreti e forti di misericordia e vita nuova”.
 

Mons. Alfano: “Varcando la soglia della speranza, accogliamo la Misericordia e diventiamo testimoni di vita nuova”…

Posted by Arcidiocesi Sorrento – Castellammare di Stabia on Venerdì 11 dicembre 2015