Mons. Alfano: “Viviamo con amore la nostra storia incontrando il Signore”

Domenica 26 novembre ci presenta un passo del vangelo di Matteo:
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
 
Su questo passo del Vangelo, ci offre una riflessione, il nostro arcivescovo, mons. Francesco Alfano:
L’anno liturgico si chiude con la festa di Cristo Re. Ascoltiamo quest’anno, dal vangelo di Matteo, le parole che Gesù lascia ai suoi discepoli prima della sua passione. Parola che riguardano il futuro, il giudizio, parole non di minaccia, di terrore, di paura, parole che aprono al senso ultimo della nostra vita. Andiamo verso l’incontro finale con Dio per la storia e per ciascuno di noi. Saremo giudicati da Dio. Gesù parla del figlio dell’uomo, seduto per esercitare questa potestà del giudizio, del re che raduna tutti attorno a sé. Il Giudizio, il rendere conto a Dio della nostra vita, di come l’abbiamo spesa, su che cosa verterà? Lo sappiamo ed è bene ricordarlo alla luce di come Gesù presenta anche questo momento culminante della storia, decisivo non solo per la vita eterna di ciascuno di noi ma per ciascuno di noi: verterà sull’amore. Sul rapporto nostro nei confronti suoi ed ecco il re universale. La nostra vita si gioca tutta lì, sulla relazione con Cristo. Ma come è possibile se tanti non lo conosco, non l’hanno conosciuto, non l’hanno seguito, come è possibile che questo giudizio riguardi l’intera famiglia umana. Le parole di Gesù rivolte alla destra e alla sinistra, sono chiare, esplicite: “Lo avete fatto a me”. L’amore verso i deboli, gli ammalati, gli assetati, i senza tetto, gli ignudi, i malati, i carcerati, tipologie che devono essere arricchite dalle tante altre che rimandano a tante altre persone nelle difficoltà e nel bisogno, questo amore è amore per il Signore o la privazione è il Rifiuto del Signore Gesù. Ogni volta, dice il Signore, quindi anche un piccolo gesto compiuto per amore ha un valore immenso, apre all’eternità. La nostra vita diventa preziosa nella misura in cui rispondendo alla chiamata divina che ogni uomo porta dentro di sé ed ad ogni uomo conosce la sua cultura, la sua storia, la sua tradizione religiosa, anche se non ha incontrato esplicitamente il Cristo, lo mette davanti a Lui. “Non lo avete fatto a me”, ecco a noi discepoli del Risorto è affidata questa grande responsabilità, di annunciare con la nostra vita, con le scelte coerenti e coraggiose, che è possibile vivere la nostra storia andando incontro al Signore, perché un giorno saremo tutti con Lui chiamati, nella misura in cui ci siamo aperti all’amore, a godere per sempre dell’amore infinito e misericordioso del Padre. 
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