Morto don Pasquale Ercolano

È tornato alla casa del Padre, lunedì 22 febbraio 2021, don Pasquale Ercolano, sacerdote della nostra arcidiocesi.
Nato a Sorrento il 3 settembre del 1939 è stato ordinato sacerdote il 9 luglio 1966.

Tutta la comunità diocesana si stringe al dolore della famiglia.

Il ricordo di don Pasquale nelle parola di don Carmine Giudici.

Don Pasquale…senza misura!

Ho sempre pensato che nella vita di un prete, come del resto di chiunque si professi cristiano, non fosse un bene ancorarsi troppo a modelli a cui guardare con particolare ammirazione. Soprattutto quando questi fossero particolarmente vicini, nel tempo come nello spazio. Ne ero e in parte ne sono ancora convinto per due motivi: primo, perché il rischio è quello di “oscurare” – magari senza volerlo – l’ unico modello credibile per un cristiano, Gesù; secondo, per tenere a bada la tentazione rischiosa di emulazioni impossibili e forse superflue, talvolta improbabili e poco feconde. Malgrado ciò mi sono ritrovato a fissare spesso lo sguardo su alcune figure di compagni di cammino e di preti la cui vita “fuori misura” non mi lasciava indifferente. Sono poche persone, alcuni sono nomi grossi della vita della Chiesa, di qualcun altro ne ho percepito la consistenza ogni giorno sempre di più stando a fianco e lasciando che la loro “puzza delle pecore” la smettesse di infastidire il mio olfatto pastorale Il filo rosso che unisce queste storie è sempre il tratto dell’esagerazione, dello sconfinamento, di una sapiente e mai ingenua sregolatezza. Appunto, l’essere senza misura.

Don Pasquale era così…senza misure. Provavo già in occasione della celebrazione del suo cinquantesimo anniversario di sacerdozio a fotografare le sue “sante esagerazioni” di cui sono stato testimone sin dalla mia infanzia e del suo arrivo come parroco in Cattedrale a Sorrento. Quante storie da raccontare e quanti ne sono stati spesso sorpresi protagonisti in tutto il territorio della nostra diocesi e non solo…! Un vero e proprio contrappunto a tutto ciò che da più parti mi veniva insegnato: senso della misura, moderazione, prudenza, consapevolezza dei limiti da non oltrepassare…

Se in occasione dell’anniversario della sua ordinazione e se ancora oggi mi piace condividere questo tratto robusto, scapestrato e verace della vita e del sacerdozio di don Pasquale, piuttosto che elencare esperienze e tappe del suo ministero, è proprio perché è ciò che più mi ha disorientato e ha spiazzato non poche volte il mio essere cristiano e il mio essere prete.

E forse un prete ha anche questa missione, quella di uscire dalle righe, di non darsi troppe misure, e di destabilizzare, spiazzare, confondere, perché non ci si accomodi troppo frettolosamente tra le pericolose rassicurazioni del “comodo criterio pastorale del ‘si è sempre fatto così’” (papa Francesco in Evangelii Gaudium). A don Pasquale l’entusiasmo del Vaticano II non si è mai spento, come non si è mai spenta l’incredibile energia che accendeva ogni sua giornata. Il passo, più che la misura, di don Pasquale era questo, un passo svelto, senza mete programmate troppo in anticipo e senza cedere troppo alle paralisi di pianificazioni studiate a tavolino. E bisognava solo inseguirlo tanto era veloce e spesso inafferrabile la sua corsa, in un campo di calcio ma ancora di più nei campi e nelle strade percorsi e abitati da una umanità in cui la paura di esagerare rappresenta spesso un’assicurazione su una insopportabile mediocrità di cui le nostre comunità e la “compagnia degli uomini” proprio non hanno bisogno.

Da una condizione particolare raccolgo questi poveri pensieri fatti di pochezza e di lacrime che non mi aspettavo, sempre per il maledetto vizio di doversi dare a tutti i costi una misura e di non esagerare.

“Rimetto la mia anima nelle tue mani,
la do a te, mio Dio,
con tutto l’amore che ho nel cuore,
perché ti amo, e perché ho bisogno di amore,
di far dono di me
di rimettermi nelle tue mani senza misura…”
(C. De Foucault)