“Nu Ddio Carnale”: l’incontro con il professore Anselmo

In occasione della Domenica della Parola di Dio, la comunità diocesana si è ritrovata ieri, 17 gennaio, nella chiesa della SS Annunziata di Vico Equense, per ri-scoprire “NU DDIO CARNALE”, nel Primo Vangelo.

L’atmosfera era familiare e gioisa, come una grande famiglia che si ritrova per una festa!

Il relatore, il prof Anselmo, giovane gesuita campano, psicologo, professore all’ Università Pontificia dell’Italia Meridionale, sez San Luigi, è stato molto simpatico e coinvolgente.

Spesso pensiamo a Dio come il Dio di devozioni e fioretti, non come un Dio solidale nei nostri confronti, che si è fatto carne, diventando uno di noi assumendo la nostra fragilità. Gesù è nostro Signore, ma è anche nostro fratello. Come emerge nel Primo Vangelo questo aspetto? Quali sono i sentimenti che prova Gesù  e che Marco ci descrive?

Il primo sentimento è la compassione (Mc1,41), un sentimento che nasce dalle sue viscere, che richiama l’amore viscerale di Dio per l’uomo. La compassione che prova Gesù non è pietà o sentimentalismo, ma è quel sentimento autentico che gli fa rompere gli schemi del tempo. Gesù agisce: “Stese la mano, lo toccò”.

Gesù si commuove (Mc 8,34) e la sua misericordia passa attraverso il suo insegnamento e si scuote perché la gente ha fame, non manca di preoccuparsi per gli altri.

Troviamo una volta il riferimento all’amore (Mc 10,21): Gesù ama il giovane ricco che, davanti ad una missione gravosa, va via triste. L’amore di Gesù ci spinge sempre a desideri più grandi.

Gesù prova anche sentimenti negativi: l’indignazione, la tristezza, lo stupore davanti all’incredulità, la noia davanti a richieste sempre uguali.

Gesù non è il Dio impassibile dei filosofi o dei film. L’autenticità di Gesù nelle relazioni deve spingere anche noi a relazioni autentiche e sincere. Non ci vergogniamo di mostrarci fragili, di mostrare i nostri sentimenti. Anche Gesù nel Getsemani era “triste fino alla morte”, ha chiamato il Padre, ha chiesto che non lo lasciassero solo. La fragilità non è il nostro punto debole, ma il nostro punto di forza, perché è lì che incontriamo Dio.

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